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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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DAI VISCONTI ALLA FINE DEGLI SFORZA 109<br />

peggiorò la nostra sorte, allorché posto da lui (= dal Medeghino) nel<br />

castello <strong>di</strong> Civello <strong>di</strong>stante quatro miglia da Como un de’ nostri ban<strong>di</strong>ti<br />

per nome Luigi Borserio con una mano de’ suoi satelliti nel Settembre<br />

del 1527, costui da quel nido andò scorrendo i contigui villaggi<br />

spogliandoli dei secon<strong>di</strong> frutti della terra, <strong>di</strong> maniera che ai citta<strong>di</strong>ni<br />

possessori non rimase che la decima parte del vino, e quasi niente del<br />

miglio...». 21 Ne seguirono, <strong>di</strong> conseguenza, penuria <strong>di</strong> cibarie e aumento<br />

dei prezzi. Dalla prepotenza del Borsieri furono angariati anche i nostri<br />

paesi, tanto che gli abitanti <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong> dovettero vendere terreni della<br />

comunità per corrispondere le taglie imposte a favore del Medeghino. Se<br />

ne parla nel prossimo capitolo.<br />

Francesco II Sforza, viene reinvestito dall’imperatore nel 1529, «a<br />

patto – scrive Roberto Rusca – che dovesse pagare 900 milla scu<strong>di</strong> in 10<br />

anni». Al Congresso <strong>di</strong> Bologna, durante il quale l’imperatore viene incoronato<br />

in San Petronio da Papa Clemente VII, è presente il duca ed anche<br />

Pietro Martire Rusca. Il nipote Roberto scrive ancora, a proposito dello<br />

Sforza: «Et entrato in grandezza si scordò de’ benefitii, che in Como da<br />

Pietro Martire ricevuti haveva, et venne a morte l’anno 1535».<br />

In effetti in questi anni la politica milanese era completamente nell’ombra<br />

<strong>di</strong> quella spagnola. E quando il I novembre 1535 Franceco II si<br />

spense, il suo solenne funerale, celebrato a giorni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, con un<br />

lunghissimo lugubre corteo, cui seguiva solo un «fantoccio» <strong>di</strong> cadavere,<br />

che riproduceva le sembianze del duca (giacché la salma non si era potuta<br />

conservare così a lungo), segnava anche la fine <strong>di</strong> un’avventura storica<br />

milanese non più ripetuta. Carlo V d’Asburgo assunse in prima persona<br />

il titolo <strong>di</strong> duca <strong>di</strong> Milano. Gian Giacomo Me<strong>di</strong>ci, frattanto, era pure<br />

stato sloggiato dalla terra lariana. Divenuto marchese <strong>di</strong> Marignano,<br />

passò al servizio del nuovo duca straniero. Il suo monumento funebre,<br />

opera dello scultore Leone Leoni da Menaggio, è nel Duomo <strong>di</strong> Milano.<br />

Amministrazione economia e cultura in età viscontea e sforzesca<br />

Nel periodo visconteo l’assetto della burocrazia periferica, che era<br />

stata impiantata al tempo <strong>di</strong> Gian Galeazzo, non era stato eccessivamente<br />

invasivo, rispetto agli organi istituzionali comunali. Solo gradualmente il<br />

duca si era venuto intromettendo nella vita comasca, ponendovi alcuni<br />

ufficiali propri: nel 1363 si trova citato per la prima volta in atti comaschi<br />

un «referendario», Giovanolo da Meda, per la cura degli interessi fiscali

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