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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE PIEVE DI CONFINE OASI DI BANDITI 395<br />

ban<strong>di</strong>ti se la prendevano con suo padre, che per paura arrivò a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non<br />

sapere chi fosse Petrone. Da parte sua egli affermava <strong>di</strong> essersi messo al<br />

servizio del capitano Anzelino Cossi (che rappresentava la controparte<br />

elvetica antifrancese) stanziato a Riva San Vitale, dal quale erano<br />

stipen<strong>di</strong>ati anche l’Albrici e gli altri testi sopra citati. Vincenzo Rusca<br />

depose che un giorno, trovandosi a Stabio con Gaspare della Torre,<br />

luogotenente del pretore <strong>di</strong> Mendrisio, in occasione delle nozze della<br />

sorella dello speziale Pietro della Torre, sopraggiunsero nella casa della<br />

sposa una trentina <strong>di</strong> armati del capitano Guerra, per rapire Pietro. Tutti<br />

si barricarono in casa, ma gli assalitori vi appiccarono fuoco: Pietro della<br />

Torre fu ferito; parecchi, tra i quali il testimone stesso, furono fatti<br />

prigionieri. Più volte la casa dello speziale, a detta del proprietario, fu<br />

spogliata. In verità c’era pure l’altra faccia della medaglia, con uno<br />

scenario un po’ <strong>di</strong>verso rispetto a quello rappresentato: Petrone non stava<br />

solamente a Riva San Vitale al servizio del capitano Cossi, che<br />

parteggiava per gli Svizzeri contro i Francesi, come figurava nel verbale<br />

precedente; ma bazzicava le caverne sotto il Bisbino, rifugio <strong>di</strong> altri<br />

ban<strong>di</strong>ti, che non erano da meno nel commettere soprusi.<br />

Vittima eccellente scelta da costoro fu il parroco <strong>di</strong> Cagno, don<br />

Gabriele Castelli <strong>di</strong> Menaggio, che in quel 1516 fu sequestrato, poi<br />

liberato <strong>di</strong>etro il pagamento <strong>di</strong> un riscatto. La vicenda è faticosamente<br />

ricostruibile attraverso il verbale dell’interrogatorio fatto nel 1544, nel<br />

prosieguo della causa tra Petrone Fontana e figli da una parte, e Battista e<br />

Francesco e nipoti Fontana (abitanti a Brusata). 8 Tra le righe si<br />

intravedono comportamenti e linguaggi che <strong>di</strong>remmo «<strong>di</strong> tipo mafioso»,<br />

per cui vale la pena <strong>di</strong> riportarne degli stralci, in parte tradotti dal latino,<br />

e raccordati sinteticamente con parti liberamente riassunte. Ve<strong>di</strong>amo la<br />

prima testimonianza.<br />

Stefano da Rongiana fu Petrone, abitante a Vacallo, testimoniò che<br />

«negli anni in cui c’era <strong>di</strong>saccordo tra le loro eccellenze il re <br />

e i Signori su chi dovesse possedere questa giuris<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> Mendrisio e Balerna, una volta si recò presso <strong>di</strong> lui nel luogo <strong>di</strong><br />

Rongiana il detto Petrone insieme con una banda <strong>di</strong> esuli, e<br />

gli <strong>di</strong>sse che andasse <strong>di</strong>etro suo or<strong>di</strong>ne a cercare mastro Antonio suo<br />

padre». Al che Stefano andò, e trovò mastro Antonio a Balerna, cui riferì<br />

l’imbasciata <strong>di</strong> Petrone, che cioè si recasse a Rongiana (al confine tra<br />

Maslianico e Vacallo) perché suo figlio voleva parlargli.

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