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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

ai conduttori, 3 paia <strong>di</strong> capponi oppure 3 lire al posto dei capponi. Questo<br />

suggerisce che un cappone era stimato 10 sol<strong>di</strong> (mezza lira): ben 50 mila<br />

lire <strong>di</strong> oggi! Capite perché i poveri lo mangiavano solo a Natale?<br />

I prodotti in natura dovevano essere consegnati nella casa <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong>,<br />

eccetto le rape che andavano a Como. Come sempre il tutto doveva essere<br />

<strong>di</strong> qualità. Tra i patti aggiuntivi c’era l’impegno dei conduttori a<br />

«rompere» il prato situato in Brugoro e a piantarvi viti entro san Martino,<br />

con spese a carico del locatore per sé e per i due conduttori per il tempo<br />

in cui sarebbero stati a piantar le viti.<br />

I conduttori erano tenuti da qui a San Martino a fare tre vetture, ossia<br />

tre viaggi da trasporto con carro e buoi da <strong>Trevano</strong> a Como per conto del<br />

locatore a sua richiesta. Il vino che si sarebbe guadagnato dai conduttori<br />

presso il torchio era da <strong>di</strong>videre a metà tra locatore e conduttori: sicché al<br />

torchio dell’Olgiati andavano a torchiare il vino anche gli altri conta<strong>di</strong>ni,<br />

che pagavano lasciandone una parte.<br />

Infine se fosse capitato da lì a San Martino <strong>di</strong> fare qualche riparazione<br />

o altre opere murarie nelle case <strong>di</strong> pertinenza o per chiudere il torchio, il<br />

conduttore ed i locatori sarebbero stati tenuti in solido a fare tutti i viaggi<br />

<strong>di</strong> trasporto necessari per portare sabbia e pietre, restando però a carico <strong>di</strong><br />

Maseto le spese per i manovali impegnati ad eseguire i lavori.<br />

Con alcuni atti che si registrano tra il 1490 e il 1491 54 me<strong>di</strong>ante<br />

passaggi <strong>di</strong> quote in<strong>di</strong>vise dai Somazzi <strong>di</strong> Lugano e da Maseto stesso, che<br />

se ne è andato a vivere a Piuro in Val Chiavenna, gli immobili <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong><br />

già Olgiati (castello e terreni) passano tutti a Nicolao de Boffetis de<br />

Montorfano, detto <strong>di</strong> San Giuliano. Ne desumiamo la consistenza<br />

dall’atto con cui il San Giuliano l’8 maggio 1509 55 li dà in locazione a<br />

Giovanni de Finotis e al <strong>di</strong> lui figlio Pietro, abitanti a Romazzana<br />

(ricordate il console Andrea, fu Giovanni e fratello <strong>di</strong> Pietro<br />

nell’assemblea comunitaria del 1527?). Ecco la descrizione completa:<br />

- un se<strong>di</strong>me su due piani, con caminata e saletta al pian terreno, canepa,<br />

stalla, portico, forno, colombaio e rustici vari con granai, lobbia,<br />

con annesso brolio vignato con parecchie piante <strong>di</strong> noci, prugne, persici e<br />

altra frutta, in un unico compen<strong>di</strong>o situato nel luogo e castello <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong>,<br />

confinante ad est con la strada e in parte il cimitero della chiesa <strong>di</strong><br />

San Michele, a sud e ad ovest Tognino della Torre <strong>di</strong> Cernobbio ovvero<br />

sua moglie, 56 a nord la strada;<br />

- uno stabile con tre locali <strong>di</strong> casa al piano terra, stalla e «torgiera»

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