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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

Il giovanotto, volere o no, dovette star lì ad aspettare. Forse furono<br />

solo <strong>di</strong>eci minuti o nemmeno. Ma a lui parve circa mezz’ora il tempo che<br />

ci volle per mettergli al seguito quel servitore, ch’era venuto ad aprirgli, e<br />

altri quattro, armati <strong>di</strong> archibugi lunghi e <strong>di</strong> pistole, da accompagnare<br />

dove aveva lasciato Cesarino. Il quale, da parte sua, doveva essersi<br />

mosso verso il luogo dell’appuntamento per la consegna delle doppie,<br />

che stava scritto nella lettera: Somazzo?<br />

Non sembrerebbe verosimile che sia rimasto lì dove aveva incontrato<br />

Francesco Gessago. In tal caso avrebbe visto quei cinque armati che<br />

salivano, e avrebbe potuto se non altro darsi alla fuga; ma così non<br />

avvenne. Infatti quando arrivarono sul posto dove il giovane <strong>di</strong> Brusata lo<br />

aveva lasciato, il ban<strong>di</strong>to non c’era più.<br />

«Senti Francesco, va’ giò a Ugià in casa del Carlo Poncino a vedere<br />

se Cesarino è andato lì; e se è lì torna su a <strong>di</strong>rcelo che noi aspetamo qui».<br />

Disse più o meno così il servitore che faceva da capofila dei cinque,<br />

conoscitore dei luoghi e delle possibili frequentazioni del ban<strong>di</strong>to: Carlo<br />

Poncino non era solo un socio d’affari; era un nipote acquisito, dal<br />

momento che nel 1641, come detto, aveva sposato Costanza, la figlia <strong>di</strong><br />

prete Carlo. Evidentemente era solo un pretesto per mandare il<br />

giovanotto abbastanza lontano da non vedere né sentire nulla <strong>di</strong> ciò che<br />

doveva capitare. E mentre quello se ne andava giù dalla Pauzella verso<br />

<strong>Uggiate</strong>, si misero sulle tracce del Cesarino, questa volta incauto, o meno<br />

scaltro dei cinque segugi che lo fiutavano, salendo silenziosi, forse in<br />

or<strong>di</strong>ne sparso, per convergere verso il luogo dove sarebbe dovuta<br />

avvenire la consegna del malloppo d’oro.<br />

Nessuno vide la scena. Ma possiamo immaginare che ad un segnale<br />

convenuto si sia fatto avanti solo il servitore del Porro, conosciuto dal<br />

ban<strong>di</strong>to, fingendo <strong>di</strong> portargli i sol<strong>di</strong>; mentre gli altri si sono appostati a<br />

tendergli l’imboscata. Da <strong>di</strong>etro i castani e le roveri partirono<br />

archibugiate e spari <strong>di</strong> pistole, che sprizzarono fuoco e fumo dall’odore<br />

acre <strong>di</strong> salnitro. Il Cesarino cadde, forse gli scappò qualche bestemmia,<br />

forse solo un grido <strong>di</strong> lamento estremo… Il suo archibugio gli cadde <strong>di</strong><br />

mano, prima <strong>di</strong> riuscire a scaricarlo contro quei giovani, che subito<br />

fuggirono saltando giù per il pen<strong>di</strong>o con un gran fiatone e il cuore in<br />

tumulto: solo si sentivano a sprazzi gli schianti dei rami secchi caduti nel<br />

sottobosco, calpestati sopra il fogliame e il tonfo degli stivali che si<br />

<strong>di</strong>leguava nell’aria <strong>di</strong> un gelido pomeriggio invernale.

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