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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

architettura sotto il Bolino: era un giovane intelligente e ambizioso; non<br />

era giusto rovinargli la possibilità <strong>di</strong> carriera. Della <strong>di</strong>scendenza dello zio<br />

Gian Giacomo era sopravvissuto Giacomo il nipote, appena adolescente,<br />

cui avevano massacrato il papà il giorno del battesimo della sorellina, che<br />

del papà prese in ricordo solo il nome: Marsilia. Che famiglia era la sua?<br />

Bisognava dare un taglio al passato; seppellirlo… Bastava estirpare<br />

l’ultima vecchia ra<strong>di</strong>ce del ceppo <strong>di</strong> quella generazione maledetta, sì, lo<br />

zio Cesarino… e cominciare una vita nuova. Sarebbe stata una<br />

liberazione per tutti. Bisognava poter guardare in faccia alla gente, e<br />

sentirsi finalmente guardati senza sospetto, come gente normale.<br />

Come mai quel giorno, proprio nel momento in cui era arrivata la<br />

lettera del ban<strong>di</strong>to, Carlo Fontana era lì in casa Porro? Per pura<br />

coincidenza o piuttosto per accompagnarvi e presentare al signor Pier<br />

Francesco i sicari da lui reclutati a Viggiù? Si potrebbe obiettare che non<br />

potevano esserci i Rapini, perché avevano espresso <strong>di</strong>sapprovazione (in<br />

verità non eccessiva): «Ha havuto torto Paolo Francesco…». Già. Ma<br />

cosa potevano <strong>di</strong>re <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso davanti alla sorella del morto? Che stavolta<br />

il ricattato l’aveva finalmente azzeccata la maniera giusta per far fuori il<br />

ban<strong>di</strong>to, che lo estorceva per fargli salva la vita? Forse non era il caso.<br />

Cesarino fu trovato cadavere lassù, sul «monte <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>», crinale <strong>di</strong><br />

soprusi, <strong>di</strong> violenza, riverso in una pozza <strong>di</strong> sangue; del suo sangue…<br />

Con la smorfia della morte anche la sua grinta si era spenta, ma non del<br />

tutto: gli era rimasta nel volto esanime non so che fierezza che sembrava<br />

<strong>di</strong>re: adesso è finita! Cesarini non ne vedrete più! Ma era pur vero?<br />

Dopo tanti orrori, che non avevano lasciato spazio alla pietà, quella<br />

sera invernale, in cui la notizia della sua fine si sparse in un baleno, ci fu<br />

chi brindò al successo della spe<strong>di</strong>zione punitiva e chi pianse per la<br />

liberazione da un incubo profondo che schiacciava l’anima…<br />

Era ora che si risvegliasse la pietà; per i morti, in particolare per quelle<br />

vittime lasciate morire <strong>di</strong> morte bianca lassù, e tutti gli altri prima e dopo<br />

<strong>di</strong> loro; magari anche i ban<strong>di</strong>ti, che alla fine, devono pure fare i conti con<br />

la loro morte. Che è inevitabile per tutti quanti; ma che sia una «buona<br />

morte», come quella <strong>di</strong> San Giuseppe, invocato come il protettore <strong>di</strong> chi<br />

sta per compiere il grande passo... Via i ban<strong>di</strong>ti. Via le tracce del passato.<br />

Si tiri su una chiesa nuova, per riconsacrare quel posto profanato e<br />

malfamato. Ma ci vuole una presenza, una custo<strong>di</strong>a, se si deve cambiare.<br />

Ci vorrebbe un romito… ma da qui in avanti è storia che si sa.

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