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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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404<br />

UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

volutamente preso <strong>di</strong> mira il Poncino; anche se lo stesso Camillo Belloni<br />

era venuto lì, per sua ammissione, armato <strong>di</strong> un archibugio datogli da<br />

Carlo Fontana (prete!); ma <strong>di</strong>chiarò che lo aveva restituto carico come lo<br />

aveva ricevuto. Probabilmente era stato davvero lui a sparare, giacché<br />

quando fu interrogato il 26 maggio <strong>di</strong>chiarò: «Essendo venuto sul ballo<br />

quel frate con Giulio et un altro de Ugià et essendo lì d’avante <strong>di</strong> me<br />

esso compagno <strong>di</strong> Giulio io volevo che non stessero lì, et volendo esso<br />

stare ivi nacque rumore, et furno spenti i lumi et sparata una archibusata<br />

et tutto ad un tempo fu detto che l’haveva sparata il frate, con la quale<br />

restò ferito esso Giulio et fu preso esso frate et trovata la sua pistola la<br />

quale mi <strong>di</strong>ede nelle mani Giovanni della Pradella et non essendo<br />

sparata, per far parere che l’havesse sparata il frate, fu concluso tra<br />

detto Giovanni et Cesar de Bosio et me <strong>di</strong> farla sparare in una secchia<br />

d’acqua perché non si sentisse il rumore, et esso Cesare la fece sparare<br />

nel fiume da Dionisio suo fratello, et io gli <strong>di</strong>e<strong>di</strong> la chiave de l’arcabuso,<br />

et così sparata io la consignai poi alli cavalleri, come che l’havesse<br />

sparata il frate et ferito esso Giulio, ma veramente non fu il frate che<br />

ferisse esso Giulio…». Insomma fu uno scherzo <strong>di</strong> Carnevale fatto a un<br />

frate in cerca d’una pausa allegra in un ballo in maschera nell’osteria<br />

della Lompina a Genestrerio, mentre viaggiava da Ligornetto a <strong>Uggiate</strong><br />

in compagnia <strong>di</strong> un Poncino. Spezzoni <strong>di</strong> vita e malavita.<br />

Un’altra volta, sempre a Genestrerio, fu un uggiatese a fare un brutto<br />

tiro a un Gian Battista Bianchi fu Baldassarre <strong>di</strong> Riva San Vitale. 19 Era il<br />

17 gennaio 1625. A Genestrerio c’era la fiera <strong>di</strong> Sant’Antonio. A mettere<br />

banco c’era andato anche un ciabattino <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>. Così almeno par <strong>di</strong><br />

capire dalla denuncia del Bianchi che il 18 gennaio <strong>di</strong>chiarò come «Heri<br />

à Genestré contrapassando davanti un zavattino che sta in casa<br />

dell’hoste <strong>di</strong> Uggià, ma non so come si chiama né il zavattino né l’hoste,<br />

et <strong>di</strong>cendone “a Dio buon compagno” et altro, me tirò un colpo nella<br />

facia con un pugnale, et nell’istesso tempo il detto hoste me <strong>di</strong>edde un<br />

colpo nella faccia detto hoste con la bocca della pistola». Il ciabattino<br />

uggiatese era un Gian Battista, figlio <strong>di</strong> Gian Pietro, confettore <strong>di</strong> corami,<br />

ossia <strong>di</strong> cuoio. Sembrerebbe essere uno dei Col<strong>di</strong>rari, che probabilmente<br />

aveva qualche piccolo rancore da sfogare contro il Bianchi.<br />

Ma <strong>di</strong> qua o <strong>di</strong> là della frontiera capitavano pure episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> sangue ben<br />

più gravi, che talora venivano perseguiti con condanne, talaltra per un<br />

motivo o per l’altro finivano archiviati.

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