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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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46<br />

UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

dell’Impero), tanto più che nei momenti più critici delle invasioni barbariche<br />

l’autorità religiosa era l’unico caposaldo della «romanità» rimasto<br />

in Occidente; a quelli del mondo islamico, che andava espandendosi nel<br />

Me<strong>di</strong>terraneo. Fu perciò un periodo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cambiamenti e <strong>di</strong> decantazione<br />

verso la formazione <strong>di</strong> nuovi modelli culturali, sociali ed istituzionali,<br />

nascenti dalla sintesi tra la cultura classica antica e quella cristiana,<br />

tra questa e quella araba, tra il mondo germanico-ariano e il mondo romano-cattolico.<br />

Il risultato sarebbe stato la formazione <strong>di</strong> una forte Europa cristiana,<br />

sbocciata sul tronco della romanità (della cui civiltà si considerò pure<br />

erede) con l’innesto del genio germanico, che sarebbe riuscita a fermare<br />

l’espansione islamica verso Occidente: un’operazione pilotata dai papi,<br />

che riconobbero nell’islamismo il vero pericolo per il giovane mondo cristiano,<br />

peraltro perennemente travagliato al suo interno da crisi <strong>di</strong> crescita<br />

per una sempre inquieta <strong>di</strong>alettica dottrinale e per una <strong>di</strong>fficile navigazione<br />

politica.<br />

Furono i secoli che videro Como aderire allo scisma detto dei «Tre<br />

capitoli», che noi osiamo considerare anche un fatto politico-economico,<br />

oltre che religioso: il rapporto tra Como e Aquileia (scismatica) manteneva<br />

aperto tra l’Europa centrale e il Mar Adriatico un corridoio pedemontano<br />

passante per Brescia favorevole ai Longobar<strong>di</strong>, che non infierirono<br />

mai su Como; e più tar<strong>di</strong> la città avrebbe avuto sempre la protezione<br />

degli imperatori germanici. 1<br />

L’Isola Comacina, come ricordato, fu uno degli ultimi baluar<strong>di</strong> romani<br />

contro l’espansione longobarda, quando il bizantino Francilione avrebbe<br />

resistito per un ventennio tra il 567 e il 588 prima <strong>di</strong> arrendersi ai «barbari»<br />

conquistatori. Ipotizziamo anche <strong>di</strong> attribuire a quel periodo la formazione<br />

<strong>di</strong> villaggi-castelli, come alcuni paesi della Valsolda (Albogasio Inferiore<br />

e Superiore, Castello...), probabile rifugio delle popolazioni romano-bizantine<br />

in fuga. Uno stu<strong>di</strong>o attento <strong>di</strong> questi ed anche <strong>di</strong> altri<br />

centri abitati sul Lario potrà forse aprire nuovi squarci interpretativi su<br />

quel periodo. Né, forse, è da escludere l’ipotesi che proprio qui sia stata<br />

custo<strong>di</strong>ta, come brace sotto la cenere, quella tra<strong>di</strong>zione romana <strong>di</strong> arte<br />

delle costruzioni, che sarebbe ripullulata con i «magistri comacini».<br />

La penetrazione barbarica era cominciata un secolo prima con gli<br />

Ostrogoti, che capitanati da re Teodorico nel 489 avevano occupato Verona,<br />

Milano e Pavia. La loro presenza nella nostra regione è documentata da

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