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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

iniziative «per trovar forma <strong>di</strong> far danari <strong>di</strong> rimettere, e mantenere l’Essercito<br />

<strong>di</strong> S.M. (= Filippo IV) per la <strong>di</strong>fesa, et conservatione <strong>di</strong> questo<br />

Stato», riesumando alcune «consulte», già attivate nel 1620 dall’allora<br />

governatore don Gomez-Suarez de Figueroa e Cordova, duca <strong>di</strong> Feria,<br />

che prevedevano, tra l’altro, la ven<strong>di</strong>ta del «Giar<strong>di</strong>no del Castello» <strong>di</strong><br />

Milano, e la ven<strong>di</strong>ta in feudo <strong>di</strong> paesi, con «appoggiato» il titolo <strong>di</strong> conte<br />

o <strong>di</strong> marchese, <strong>di</strong>etro versamento rispettivamente <strong>di</strong> tremila o quattromila<br />

ducati. Praticamente la Regia Camera, ossia il «ministero delle Finanze»<br />

dello Stato <strong>di</strong> Milano, cedeva le entrate fiscali, che portavano allo Stato<br />

un flusso corrente <strong>di</strong> denaro limitato, come ren<strong>di</strong>ta per l’acquisto del<br />

titolo nobiliare a suon <strong>di</strong> consistenti capitali freschi straor<strong>di</strong>nari e<br />

imme<strong>di</strong>ati versati da quei ricchi, che aspiravano per ambizione a fregiarsi<br />

<strong>di</strong> un titolo nobiliare. 3<br />

Ma era prevista pure la possibilità per le «terre», ossia per i paesi interessati,<br />

<strong>di</strong> «re<strong>di</strong>mersi», ossia <strong>di</strong> mantenere la loro libertà, senza incappare<br />

sotto la signoria <strong>di</strong> un feudatario, <strong>di</strong>etro versamento <strong>di</strong> una tassa, che nel<br />

1620 era stata prevista in quaranta lire per ciascun «focolare», ossia<br />

nucelo familiare. Nel 1647 si ammise anche un ribasso, «in consideratione<br />

delle necessità presenti, che non admettono <strong>di</strong>latione»: insomma<br />

l’urgenza <strong>di</strong> incassare, faceva chiudere un occhio sull’importo,<br />

purché i sol<strong>di</strong> arrivassero al più presto.<br />

Per il momento, però, sembrerebbe che <strong>Uggiate</strong> e la sua pieve non<br />

fossero inclusi tra i feu<strong>di</strong> da vendere. Ma più tar<strong>di</strong>, nel 1652, si misero tra<br />

le terre da vendere in feudo, tutti i paesi delle pievi <strong>di</strong> Zezio, Fino e <strong>Uggiate</strong>,<br />

che non fossero già stati infeudati o riscattati.<br />

La cosa provocò non poco subbuglio, specialamente a Como, giacché<br />

le pievi sopracitate costituivano – come si è costantemente rilevato – un<br />

serbatotio <strong>di</strong> risorse per la città, in quanto i dazi <strong>di</strong> questo territorio erano<br />

una delle voci <strong>di</strong> entrata della casse comunali <strong>di</strong> Como: la infeudazione<br />

avrebbe significato il <strong>di</strong>rottamento <strong>di</strong> tali entrate pubbliche (con tutte le<br />

conseguenze per le finanze della città) nelle casse dei signorotti privati<br />

acquirenti, vogliosi sì <strong>di</strong> fregiarsi <strong>di</strong> un titolo nobiliare, ma soprattutto <strong>di</strong><br />

costituirsi una ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> denaro stabile. Da un sistema<br />

«comunale» libero, si sarebbe passati ad un sistema «signorile» <strong>di</strong><br />

sud<strong>di</strong>tanza ai feudatari. I documenti non permettono <strong>di</strong> cogliere con<br />

assoluta chiarezza tutte le fasi della vicenda; ma ne traspare quanto basta<br />

per avere più che una sensazione sullo stato <strong>di</strong> tensione indotto sulle

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