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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE PIEVE DI CONFINE OASI DI BANDITI 411<br />

L’ambiente del contrabbando <strong>di</strong> allora non mancava, perciò, <strong>di</strong> nessuno<br />

degli ingre<strong>di</strong>enti che si accompagnano a simili pratiche in tutti i<br />

tempi. C’erano, perciò, oltre alla corruzione dei soprastanti alla repressione,<br />

anche <strong>di</strong>sgui<strong>di</strong> nei rapporti tra i trafficanti, che inducono a pensare<br />

a tentativi <strong>di</strong> fare «bidoni». Un documento datato 1551 segnala un episo<strong>di</strong>o<br />

non del tutto chiaro: potrebbe essere effetto <strong>di</strong> un imprevisto, ma<br />

non si può escludere che sotto ci fosse un tentativo truffal<strong>di</strong>no. Ne è rimasta<br />

traccia, a seguito della denuncia fatta da parte del «bidonato», tal<br />

Paolo Pusterla <strong>di</strong> Mendrisio. 39 Egli aveva comprato una «levata» <strong>di</strong> granaglia<br />

da un certo Galeazzo <strong>di</strong> Cadorago. Gli uomini ingaggiati dal Pusterla<br />

per il trasporto si <strong>di</strong>edero appuntamento alla Ressiga; ma trovandosi<br />

in pochi non ebbero il coraggio <strong>di</strong> andare a fare il carico per il trasferimento<br />

della merce, che rimase nelle mani <strong>di</strong> Galeazzo. Ne nacque<br />

una questione: il Pusterla pretendeva la restituzione dei sol<strong>di</strong>, ma<br />

Galeazzo <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> averli spesi per rifornirsi del grano, secondo i patti.<br />

Qui non interessa sapere chi avesse ragione; registriamo però il fatto,<br />

rappresentativo <strong>di</strong> un certo mondo che ruotava nella zona <strong>di</strong> confine.<br />

In quel secondo Cinquecento ci furono anche limitazioni alla circolazione<br />

delle persone, per evitare il contagio della peste, che aveva colpito<br />

Milano e la Lombar<strong>di</strong>a nel 1576, nota come la «peste <strong>di</strong> san Carlo». Tra<br />

le carte dell’Archivio Torriani <strong>di</strong> Mendrisio, conservato a Bellinzona, si<br />

trova una segnalazione che i deputati alla sanità <strong>di</strong> Como fanno in data 7<br />

gennaio 1577 alle autorità svizzere, giaché «alcune persone <strong>di</strong> cotesta<br />

giuris<strong>di</strong>zione sono viste venir da terre infette <strong>di</strong> peste del ducato<br />

<strong>di</strong> Milano, con grani carichi sopra cavalli. Però (= perciò) n’è parso<br />

d’avisare le Signorie Vostre et pregarle che ne vogliano fare intendere<br />

con quale cautione <strong>di</strong> non pigliare peste fanno questo et proveder <strong>di</strong> manera<br />

che non s’incorra in pericolo; altrimente noi saremo sforzati proveder<br />

alla conservatione <strong>di</strong> questo paese...». 40<br />

Da Mendrisio si chiesero in<strong>di</strong>zi più precisi, per poter intervenire. La<br />

minuta della lettera in partenza, rimasta in archivio, porta la data del 9<br />

gennaio, ma la risposta dei deputati comaschi, con riferimento alla «sua<br />

de hoggi» fa pensare che sia arrivata a Como il 31 gennaio. Vi si <strong>di</strong>ce che<br />

la segnalazione era arrivata dai deputati alla sanità <strong>di</strong> Olgiate, che hanno<br />

«rifferto che un Flaminio Bosia et suo compagno hanno conversato con<br />

quelli <strong>di</strong> Appiano nel modo quale habbiamo scritto, et <strong>di</strong> più ne ha <strong>di</strong>tto<br />

che essendo il detto Bosia et compagno smontati da cavallo, quelli <strong>di</strong>

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