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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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ASPETTI DELLA VITA LOCALE IN ETÀ VISCONTEA E SFORZESCA 161<br />

Margherita non era una signorina, bensì la vedova del muratore Michele<br />

da Urio, da cui aveva avuto due figli, Caterina e Michele. Nel passare<br />

in seconde nozze si portava via 46 lire, 10 fiorini e gli oggetti del<br />

corredo come liquidazione della sua parte <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà, senza più nulla<br />

pretendere sui beni ere<strong>di</strong>tati dai figli <strong>di</strong> primo letto, con atto <strong>di</strong> liberazione<br />

nelle mani <strong>di</strong> Antonio da Urio, pure muratore (fratello del defunto<br />

marito), e del notaio in rappresentanza <strong>di</strong> Caterina e Michele.<br />

In data <strong>di</strong> sabato 18 novembre 1452 78 è l’atto <strong>di</strong> costituzione <strong>di</strong> una<br />

dote <strong>di</strong> 24 fiorini (16 della sposa più 8 come donazione del marito) da<br />

parte <strong>di</strong> Donato Turconi fu Stefano, comasco abitante a <strong>Uggiate</strong>, a nome<br />

e per conto del figlio Petrolo, a favore <strong>di</strong> Bertrama de Villa (<strong>di</strong><br />

Coldrerio?) fu Petrolo, con cui Petrolo Turconi si sarebbe sposato<br />

all’indomani. Bertrama è rappresentata dal notaio Antonio Stoppani, che<br />

roga l’istromento presso il Broletto <strong>di</strong> Como. Fra i testimoni compare un<br />

Andrea de Papis de Lavinea (La Vigna) da Gaggino.<br />

Ed ancora si apprende che il 5 novembre 1478 un’Apollonia Bernasconi,<br />

fu mastro Giacomolo pellicciaio <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>, andò sposa ad un<br />

Pietro de Fuxis milanese, facendo nominare come tutore dei suoi interessi<br />

il cugino Togno Bernasconi fu Giovanni. 79<br />

Mastro Bernardo Bernasconi fu Nicola da <strong>Uggiate</strong> andò invece a<br />

scegliersi la moglie a Lurate Abbate, sposando nel maggio 1489 «con<br />

anello d’argento» Donata de Quayate fu Giovanni, per la quale costituì<br />

una dote <strong>di</strong> 41 fiorini e 2 lire, stimate in base anche al valore del corredo<br />

portato da lei, che comprendeva: un bacile, un cal<strong>di</strong>rolo, una padella <strong>di</strong><br />

due libbre, una pidria, una .…benza(?), una mezzalana, un drappo, un …<br />

e un fuso, otto braccia <strong>di</strong> drappo <strong>di</strong> lino turchino, bistorto e baretino, tre<br />

camicie con un paio <strong>di</strong> maniche e due paia <strong>di</strong> calze, una certa quantità <strong>di</strong><br />

lino in pannolini e bende, due cappucci, due pannetti (da intendersi qui<br />

probabilmente come fazzoletti copricapo), tre anelli d’argento, tre<br />

lenzuola, una «gratirola» e altri oggetti; una federa, una socca e una certa<br />

quantità <strong>di</strong> filo, 25 libbre <strong>di</strong> lana e <strong>di</strong> piuma, ed altre cose. 80<br />

Mentre in un’altra parte del mondo Cristoforo Colombo stava facendo<br />

gli ultimi preparativi per la partenza verso quelle che lui chiamava le<br />

In<strong>di</strong>e (sarebbe salpato il 3 agosto), il 21 luglio 1492 Albino de Cortelia<br />

abitante a Romazzana si recava dal notaio per ufficializzare l’istromento<br />

<strong>di</strong> costituzione della dote <strong>di</strong> 22 fiorini della moglie Stefanina de<br />

Raimon<strong>di</strong>s del Cedrasco, figlia del fu mastro Giuliano, dopo aver saldato

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