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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

<strong>Trevano</strong>. Anche se uno non era nato ad <strong>Uggiate</strong>, ma in un paese della<br />

zona, una volta cresceva bevendo con il latte anche il senso <strong>di</strong><br />

appartenenza alla «pieve <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>»: un’entità storica indefinita, ma<br />

pure palpabile; un contenitore forse un po’ evanescente, ma pure<br />

avvolgente e rassicurante, <strong>di</strong> cui vantare orgoglio, capace <strong>di</strong> dare<br />

identità <strong>di</strong> gruppo fuori dal paese. È anche questo il senso della propria<br />

storia; e noi <strong>di</strong> una certa generazione lo avevamo dentro.<br />

Se poi ci metto che mia mamma era nata ai Mulini <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong>, e che i<br />

suoi ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> bambina erano un inno perenne e gioioso (perfino le cose<br />

brutte nei suoi ricor<strong>di</strong> si vestivano <strong>di</strong> vivace umorismo) alla valle, ai<br />

sentieri verso <strong>Trevano</strong> dove andava a scuola sotto la maestra Bernasconi<br />

Clotilde, alla chiesa <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> dove andava a dottrina sotto il prevosto<br />

Porlezza, al mulino dove <strong>di</strong> notte sentiva cantare il Ciaìn intento a<br />

macinare, all’acqua della roggia con cui si lavava anche quand’era<br />

gelida d’inverno, ecc. ecc. si capisce che per me la storia <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong><br />

<strong>Trevano</strong> è un pezzo non secondario <strong>di</strong> me stesso; al punto che anche<br />

questa prefazione mi esce pesantemente sbilanciata sul versante<br />

personale. Ma forse è pure utile e giusto che mi confessi, abusando della<br />

pazienza <strong>di</strong> chi legge e dello spazio che qui mi prendo, perché si sappia<br />

che questo libro, con tutti i suoi <strong>di</strong>fetti, è fatto tuttavia con amore.<br />

Chi ha cuore e ra<strong>di</strong>ci a <strong>Uggiate</strong> <strong>Trevano</strong> lo apprezzerà e andrà a<br />

rileggere probabilmente le pagine che per gli altri sono le più barbose:<br />

quelle che descrivono minutamente con i loro nomi prati e boschi e<br />

campi, lavorati da conta<strong>di</strong>ni affittuari <strong>di</strong> padroni forestieri e mai sentiti.<br />

Gli parrà <strong>di</strong> vedere <strong>Uggiate</strong> <strong>Trevano</strong> messo in un presepio, che<br />

riproduce il paesaggio con sopra tante statuine uscite da un vecchio<br />

baule, che hanno però un nome, che tanto o poco sa <strong>di</strong> familiare.<br />

Sono pagine-documento che chi non è nato qui può anche sorvolare.<br />

Ma qua e là s’accorgerà che la vita nei nostri comuni, un tempo, non era<br />

poi tanto <strong>di</strong>versa, forse, da quella che pensava fosse esclusiva della sua<br />

regione. Tutto il mondo è paese. Solamente che chi è arrivato qui dopo<br />

l’industrializzazione non può immaginare come fosse il nostro passato.<br />

Ci sono anche pagine che sembrano romazesche; eppure è storia.<br />

Sono quelle che parlano dei ban<strong>di</strong>ti e dei prepotenti, che insanguinarono<br />

le nostre strade per 150 anni: si potrà capire perché a Somazzo tre<br />

ragazze furono lasciate morire sequestrate. Squarci <strong>di</strong> una vita, che<br />

nessuno <strong>di</strong> noi, a cominciare da me, immaginava ci fosse stata.

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