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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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IL SEICENTO: LIBERTÀ PER UGGIATE E LA SUA PIEVE 337<br />

nostre comunità, quando si trovarono a dover scegliere se riconoscere un<br />

signorotto come feudatario, ovvero pagare la «redenzione» tassandosi.<br />

Non mancò chi avrebbe voluto togliersi lo sfizio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare conte o<br />

marchese <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>: segnatamente un certo Paolo Torriani, uno dei<br />

principali possessori, giureconsulto, che aveva a quel tempo anche l’incarico<br />

<strong>di</strong> «oratore» per la città <strong>di</strong> Como presso il governo spagnolo <strong>di</strong><br />

Milano: praticamente il referente e <strong>di</strong>fensore civico della comunità locale,<br />

specialmente in materia fiscale. Introdotto negli ambienti del potere,<br />

pertanto ben informato sulle deliberazioni del governo messe in atto tra<br />

febbraio e marzo, si era dato da fare per accaparrarsi in feudo i paesi <strong>di</strong><br />

<strong>Uggiate</strong>, Albiolo e Caversaccio e nel mese <strong>di</strong> aprile aveva ormai<br />

raggiunto il suo scopo. Ma non appena la cosa fu risaputa, scattarono<br />

febbrilmente le contromosse degli abitanti del paese, evidentemente<br />

istruiti e opportunamente in<strong>di</strong>rizzati dagli altri notabili comaschi, contrari<br />

all’operazione.<br />

Il 23 aprile, sotto la presidenza del console Battista Besozzi, si riunì<br />

l’assemblea dei capifamiglia <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>, che nominarono come<br />

procuratori della comunità il canonico Gian Pietro Erba e Carlo Canarisi,<br />

che aveva in appalto i dazi del paese, con l’incarico <strong>di</strong> espletare tutte le<br />

pratiche necessarie a bloccare l’infeudazione e ad ottenere il riscatto. A<br />

verbale figuravano presenti 27 rappresentanti delle famiglie uggiatesi.<br />

Ma il 18 maggio Paolo Torriani presentò ricorso agli uffici del<br />

«magistrato straor<strong>di</strong>nario» <strong>di</strong> Milano, denunciando presunte irregolarità<br />

dell’assemblea e accusando il notaio verbalizzante <strong>di</strong> aver commesso un<br />

falso, giacché alcuni dei presenti, necessari a fare il numero legale, non<br />

avrebbero avuto titolo, in quanto non contribuenti; inoltre veniva dato<br />

presente uno che era a Milano, ed ancora vi comparivano due fratelli,<br />

mentre la loro famiglia doveva essere rappresentata da uno solo. Egli<br />

concludeva il ricorso in modo pesante: «Chiedo perciò che si oblighino li<br />

particolari (= i singoli privati) a rittare la redentione e si proceda<br />

anco criminalmente contro li falsarii, esaminando li consoli e particolari e<br />

facendosi dar li riparti giurati». Il Torriani aggiunse poi un altro<br />

istromento, con cui i suoi fedeli massari <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> chiedevano <strong>di</strong> essere<br />

infeudati sotto <strong>di</strong> lui. 4<br />

Le carte archivistiche, come accennato, presentano una situazione un<br />

po’ confusa, che è però ulteriormente chiarita e riassunta da una fitta nota<br />

manoscritta su un foglio senza data, ma che pare potrebbe essere

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