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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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LA DOMINAZIONE SPAGNOLA NEL SECOLO XVI 241<br />

Un altro corpo ecclesiastico, ossia ente religioso, che mette piede a<br />

<strong>Trevano</strong> intorno al 1540 è il convento dei frati dell’eremo <strong>di</strong> San Donato,<br />

sopra Como. Erano frati del terz’or<strong>di</strong>ne francescano, che avrebbero<br />

dovuto praticare la povertà; ma le loro entrate (derivate principalmente<br />

dalle elemosine, quin<strong>di</strong> dai beni accumulati col tempo) erano tali, che<br />

erano in grado <strong>di</strong> fare prestiti in denaro ai privati. Così almeno pare<br />

doversi dedurre dal fatto che ricorse a loro ripetutamente, almeno tra il<br />

1542 e il 1545, per essere sovvenzionato con sol<strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>, Nicolao<br />

Cattaneo, mercante <strong>di</strong> tessuti a Como, che aveva ere<strong>di</strong>tato i beni già<br />

comprati dai Rusca da parte <strong>di</strong> Pietro Cattaneo da Dervio. Nel 1542 si era<br />

fatto dare 375 lire da frate Arcangelo Colmegna; poi ancora 125 lire nel<br />

1544 da frate Paolo della Valle da Piacenza. 21 Per la restituzione dei<br />

capitali avuti, vendette ai frati una prima volta un quarto in<strong>di</strong>viso dei beni<br />

<strong>di</strong> <strong>Trevano</strong>, che già si sono visti nel capitolo precedente (situati in Villa,<br />

in Fareno, in Galandro, ecc.); poi un ulteriore do<strong>di</strong>cesimo in<strong>di</strong>viso,<br />

facendosi assegnare i beni stessi a livello. Per un’altra quota appariva<br />

indebitato anche con un Giovanni Chiesa. 22 Si deve tuttavia pensare che<br />

non sia riuscito a ripianare i debiti, giacché i Padri <strong>di</strong> San Donato<br />

consolidarono il possesso dei beni <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong>, tanto che si ritrovano<br />

ancora nel Settecento censiti nel Catasto Teresiano.<br />

L’atto del 5 luglio 1543 suggerisce una notizia utile da registrare: il<br />

se<strong>di</strong>me con corte, aia, cascina, colombaia e torchio, forno, vigna, ecc. era<br />

quello già chiamato in Villa, ma adesso era chiamato in Clauso, ossia il<br />

Chioso, così come si troverà ancora in<strong>di</strong>cato nel Cessato Catasto<br />

ottocentesco, confinante sui tre lati <strong>di</strong> est, sud ed ovest con la strada, e a<br />

nord con i beni dei Natta.<br />

Una morte misteriosa<br />

Tra gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> cronaca, che colpirono la vita <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong><br />

(de<strong>di</strong>cheremo un capitolo ai fatti malavitosi), si registra la morte <strong>di</strong> un<br />

uomo da poco ammogliato, che per le circostanze apparentemente<br />

misteriose dell’evento fu oggetto <strong>di</strong> un lungo processo. La mattina del 22<br />

maggio 1583, «circa l’hora due», vale a <strong>di</strong>re alle otto antimeri<strong>di</strong>ane, in<br />

un locale della sua casa nuova, non ancora finita, «nella quale erano<br />

cavaleri», ossia c’erano bachi da seta, fu trovato cadavere Battistino<br />

Bernasconi fu Ba<strong>di</strong>no, «et sino al presente non si è potuto trovare <strong>di</strong> che<br />

male sia morto». Così aveva denunciato all’Ufficio Criminale del

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