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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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182<br />

UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

Queste notizie sembrano noiose; ma intanto suggeriscono elementi<br />

interessanti: nel farci conoscere il prezzo delle bestie, in<strong>di</strong>rettamente ci<br />

viene offerto un parametro per stabilire il «cambio» dei sol<strong>di</strong>. Se una<br />

vacca comune nostrana valeva 22 lire (non c’erano vacche lattiere o da<br />

carne selezionate), possiamo considerarle equivalenti circa a 2 milioni e<br />

200 mila lire <strong>di</strong> oggi. Insomma possiamo aggiungere cinque zeri <strong>di</strong> inflazione.<br />

Il che ci permette <strong>di</strong> calcolare che la dote, ad esempio, <strong>di</strong> 240 lire <strong>di</strong><br />

Caterina Besozzi, nipote del prevosto, moglie <strong>di</strong> Petrolo Bernasconi,<br />

approssimativamente equivale a 24 milioni.<br />

I sol<strong>di</strong> spesi dai mugnai Rezzonico per riparare il mulino e i fon<strong>di</strong><br />

annessi erano circa 39 milioni <strong>di</strong> oggi, così come avevamo calcolato in<br />

circa 15 milioni la dote portata da Giovannina Giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Viggiù al<br />

mugnaio Bellotto Rezzonico.<br />

Qualche volta la soccida si contraeva in famiglia. Così fece Giovannina<br />

de Zacharelis (= Zaccarelli) <strong>di</strong> Bizzarone, abitante a <strong>Trevano</strong>, figlia<br />

emancipata <strong>di</strong> Togno da Bizzarone, detto de Maria, che il 26 giugno 1450<br />

riceve in soccida da suo padre 3 vacche, <strong>di</strong> cui una è un po’ chiara con<br />

uno dei corni mozzo e l’altro no; un’altra è chiara con le corna un po’<br />

capriole, la terza è rossa con le corna rivolte un po’ in avanti e un po’<br />

in<strong>di</strong>etro; 2 buoi un po’ rossi, tutti e due con le corna un po’ capriole, e 14<br />

«vasi <strong>di</strong> api», costati a Togno 51 fiorini le bestie (pari a 173 lire e 4 sol<strong>di</strong>,<br />

equivalenti a circa 17 milioni e mezzo: 3 milioni e mezzo me<strong>di</strong>amente<br />

ogni bestia) e 7 fiorini le api (equivalenti a circa 2 milioni e 200 mila lire,<br />

con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> 300 mila lire per alveare). 124<br />

Il contratto fu rogato a Como in casa <strong>di</strong> Giovanni Rusconi fu Salando.<br />

Il quale, a sua volta, con un atto del 10 luglio, passava in soccida ai<br />

fratelli Andreolo e Michele de Camayrono (Camerano, frazione <strong>di</strong><br />

Vergosa-San Fermo), detti de Lacamatta (altra frazione <strong>di</strong> San Fermo),<br />

figli emancipati <strong>di</strong> Antoniolo, abitanti a <strong>Trevano</strong> (abbiamo visto che in<br />

un atto del 1452 erano affittuari del Rusconi stesso) 4 buoi <strong>di</strong> cui uno<br />

rosso con le corna capriole, uno chiaro con una pezza bianca sul «filo<br />

della schiena», con le corna spazze; uno rosso con le corna capriole e il<br />

quarto color ruggine («ferarius») con le corna capriole; 1 vacca chiara<br />

pregna con le corna capriole. 125<br />

Costo iniziale delle bestie: 196 lire e 4 sol<strong>di</strong>, 19 milioni e mezzo <strong>di</strong><br />

lire attuali circa: me<strong>di</strong>a poco al <strong>di</strong> sotto dei 4 milioni l’una, tenuto conto

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