Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE
Ma non tutto appare chiaro nella storia e nell’immagine che si è
cercato di dare alla stessa famiglia, specialmente dopo che Carlo Fontana
nel 1680 è riuscito a farsi nominare architetto papale presso la basilica di
San Pietro, in successione a Lorenzo Bernini, quando da quattro anni era
papa Innocenzo XI Odescalchi; e soprattutto in seguito, quando Carlo,
all’apice della sua carriera, al centro dell’attenzione e degli onori (avuti
in particolare da Federico Augusto di Sassonia, re di Polonia), aveva
bisogno di far valere presunte nobili e ricche origini per essere accettato
alla pari negli ambienti della nobiltà romana.
Compare infatti nel 1699 un albero genealogico ed uno stemma (che
sarebbe stato conferito addirittura da Federico Imperatore nel 1156!), che
pretendono di portare la prova di nobiltà alla prosapia dei Fontana di
Brusata. Ma una serie di elementi, che non è il caso di illustrare in questa
sede, dimostra che si tratta di una maldestra falsificazione.
Nello stesso anno Carlo avrebbe presentato la copia fatta fare da un
notaio di Roma di un presunto accordo tra i Fontana di Brusata e gli
Odescalchi, risalente agli anni ’20, nel quale tra l’altro: «Ordina S. Ec.za
Gov.re di Milano che li Sri. tre fratelli Giacomo, Francesco, Carlo
Fontana de’ Brusati disarmano li loro cento huomini chi tengono nelli
loro lochi nel Paese de Svizzeri in aiuto dalli Sri Bartolomeo, e Tomaso
Odescalchi, e detti tre fratelli, come Patritij Comaschi possono venire in
Como senza gente Armata».
A nostro parere si tratta di una invenzione, anche questa intrisa di
falsità per l’evidente infondatezza giuridica. Come avrebbe potuto il
governatore di Milano ordinare ai Fontana, sudditi di un altro Stato, il
disarmo di cento uomini che avrebbero tenuto nel loro Paese, cioè fuori
dalla sua giurisdizione, anzi addirittura all’estero? Forse ispirata da usi
della nobiltà romana, il nostro Carlo sarebbe andato a raccontare che i
parenti del papa Odescalchi, quando andavano a Como, si facevano
scortare da una guardia di 100 uomini che era alle dipendenze di suo
padre Francesco e dei due zii sopra citati! E come mai non ha messo lo
zio Cesarino, che è quello che più degli altri era in grado di muovere
uomini armati?
Innocenzo XI era già morto dieci anni prima della falsificazione messa
insieme tra il notaio e l’architetto. Tuttavia, se pure l’atto come tale
sembra falso, sono comunque innegabili i rapporti tra i Fontana e gli
Odescalchi. Era vero che il papa negli anni ’30 aveva un cugino di nome