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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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422<br />

UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

<strong>di</strong> Villa <strong>di</strong> Coldrerio mentre tornava a cavallo da Capolago, dove aveva<br />

portato un sacco <strong>di</strong> grano. 64<br />

Nessuna meraviglia perciò, se dopo questo precedente, il 25 luglio<br />

1620 Carlo, Gian Battista e Cesare fratelli Fontana <strong>di</strong> Brusata e Vincenzo<br />

Rossinelli <strong>di</strong> Novazzano, approfittando del cambio del landfogt (usciva<br />

<strong>di</strong> scena Gaspare Romano Trogher <strong>di</strong> Uri e subentrava Hans Heinrich<br />

Horat <strong>di</strong> Svitto), riuscivano ad ottenere per tutta la durata del mandato del<br />

nuovo balivo la licenza <strong>di</strong> porto d’armi. 65<br />

Ma con o senza licenza Cesarino le armi le aveva già fatte cantare da<br />

qualche tempo per il suo battesimo <strong>di</strong> sangue, visto che nel novembre<br />

1619 dal pretore <strong>di</strong> Como era stato condannato a morte in contumacia e<br />

al bando perpetuo dallo Stato <strong>di</strong> Milano per omici<strong>di</strong>o volontario, avendo<br />

ucciso un Paolo Fontana: solo uno dei primi a cadere sotto il fuoco delle<br />

sue polveri.<br />

Quanto a Carlo già si è visto che razza <strong>di</strong> prete fosse, alla maniera<br />

pretridentina, non solo per il maneggio delle armi. La nuova <strong>di</strong>sciplina<br />

ecclesiastica, varata dal Concilio <strong>di</strong> Trento, faticava a mettere ra<strong>di</strong>ce<br />

nella pieve <strong>di</strong> Balerna. Lo si evince dal testamento che il signor Carlo<br />

Fontana fu Marsilio (nell’atto testamentario si guarda bene dal <strong>di</strong>rsi<br />

prete) dettò al notaio Ottaviano Bernasconi il 28 maggio 1625. 66 È vero<br />

che lasciò 100 scu<strong>di</strong> d’oro da destinare alla costruzione <strong>di</strong> una chiesa a<br />

Brusata (se si fosse deciso <strong>di</strong> farla). Ma subito dopo ne destina altrettanti<br />

a Giulia Pratocorto, figlia <strong>di</strong> Rocco <strong>di</strong> Balerna, sua fedele domestica, che<br />

gli ha appena dato la figlia Costanza (nata nel maggio 1625, battezzata il<br />

12 <strong>di</strong> quel mese a Novazzano), destinataria <strong>di</strong> altri 50 scu<strong>di</strong>. Anzi,<br />

impegna i nipoti a tenerla in casa fin che vivrà, se vivrà onorevolmente e<br />

non passerà a nozze dopo la sua morte. Sicché era sua concubina.<br />

Costanza, appena se<strong>di</strong>cenne, si sarebbe accasata ad <strong>Uggiate</strong>, sposando<br />

nel 1641, Carlo Poncino. 67<br />

Lascia 100 scu<strong>di</strong> anche ai fratelli Cesare e Francesco, ai nipoti figli<br />

del defunto fratello Gian Battista, alle sorelle Isabella, moglie <strong>di</strong> Gian<br />

Antonio Bernasconi, e Francesca, moglie <strong>di</strong> Gian Maria Ferrari <strong>di</strong> Arzo.<br />

Ma non c’è stata una sola donna nella sua vita <strong>di</strong> prete. Un lascito va pure<br />

a Lucia, figlia <strong>di</strong> mastro Antonio Pozzi <strong>di</strong> Coldrerio, da cui ha avuto<br />

Carlo, che nomina suo erede universale per il resto. Se dovesse<br />

premorire, tutto andrà ai nipoti dei citati fratelli, per un terzo ad ogni<br />

ceppo collaterale.

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