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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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234<br />

UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

Ultima, ma non meno importante, variabile da non trascurare è la<br />

sincerità o meno dei testimoni interrogati dagli uomini del fisco; essi<br />

naturalmente giocavano al ribasso nel <strong>di</strong>chiarare il ren<strong>di</strong>mento dei<br />

vigneti.<br />

A questo punto sorge spontanea una domanda: che tipo <strong>di</strong> vino si produceva?<br />

Si pensa <strong>di</strong> non andare fuori strada rispondendo che si spremeva<br />

dall’uva locale il classico «chiarello», detto nostranamente «ciarét». Così<br />

sembrano confermare i registri della Fabbrica del Duomo, da cui si<br />

evince che al <strong>di</strong>rettore dei lavori, Tomaso Rodari (tra l’altro si è visto che<br />

aveva posse<strong>di</strong>menti a <strong>Trevano</strong>), e ai lavoranti si davano bigonce <strong>di</strong><br />

«ciareto». 18<br />

Evidentemente per la lavorazione del vino erano necessari gli impianti<br />

<strong>di</strong> torchiatura, che del resto già erano descritti in atti notarili precedenti.<br />

Nei registri dell’estimo, però, i dati relativi sono senz’altro incompleti,<br />

anche se sono registrati alcuni dei torchi, e precisamente: uno a Bizzarone,<br />

uno a Rodero, due a Caversaccio, uno a Cagno; segno che il loro<br />

censimento era ininfluente ai fini fiscali dell’estimo. Nel capitolo V,<br />

nello spigolare tra i contratti <strong>di</strong> investitura, se ne sono incontrati almeno<br />

uno a <strong>Trevano</strong> superiore, uno a <strong>Trevano</strong> Inferiore e uno a Romazzana <strong>di</strong><br />

là. Naturalmente ce ne dovevano essere pure ad <strong>Uggiate</strong>.<br />

Il quadro sociologico<br />

L’estimo rurale suggerisce altre notizie utili ad aggiornare l’elenco dei<br />

possessori già incontrati nei decenni precedenti, ed anche a conoscere<br />

qualcosa del quadro sociologico della popolazione <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> <strong>Trevano</strong><br />

alla fine del secolo XVI, oltre che fornire qualche in<strong>di</strong>zio sulla<br />

«archeologia industriale» data dalla presenza <strong>di</strong> mulini e fornaci, nonché<br />

sulle arti e mestieri, <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>rà più avanti.<br />

Ecco in primo luogo i possessori «esterni» appartenenti alle famiglie<br />

nobili o borghesi: i Torriani (ossia i della Torre <strong>di</strong> Mendrisio), i Rezzonico,<br />

i Rusca, i Boldoni, i Raimon<strong>di</strong>, i Mangiacavalli (o Magnacavalli),<br />

i Tri<strong>di</strong>, i Ponga o Pongoni, i Turconi, gli Odescalchi, i Natta, i Pusterla,<br />

gli Olgiati, i Del Ponte, i Clerici...<br />

Quasi tutte queste famiglie avevano beni anche in altri paesi della<br />

pieve: i Torriani a Casanova, Cagno, Casletto <strong>di</strong> Olgiate; i Rezzonico ad<br />

Albiolo, Gironico, Olgiate, Parè, Ronago; i Rusca a Cagno, Gironico,<br />

Gaggino, Olgiate, Parè, Ronago; i Boldoni a Casanova; i Raimon<strong>di</strong> a

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