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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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ASPETTI DELLA VITA LOCALE IN ETÀ VISCONTEA E SFORZESCA 181<br />

Contratti <strong>di</strong> soccida<br />

Sono frequenti tra gli atti notarili i contratti <strong>di</strong> soccida. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

negozio ancora contemplato dal co<strong>di</strong>ce civile, anche se ormai in <strong>di</strong>suso.<br />

Si mettevano in società un «soccidante», che comprava a sue spese nelle<br />

fiere capi <strong>di</strong> bestiame e li affidava da allevare al socio «soccidario», col<br />

patto <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre a metà il guadagno derivante dalla ven<strong>di</strong>ta delle bestie<br />

mature da macellare, dopo aver recuperato le spese iniziali d’acquisto.<br />

Non si pensi che la cosa interessasse solo i mercanti <strong>di</strong> bestie. In realtà<br />

era uno dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> investire i capitali liqui<strong>di</strong> da parte <strong>di</strong> molti affaristi,<br />

nobili o borghesi. Tra i soccidanti si trovano notai, farmacisti, mercanti,<br />

mastri <strong>di</strong>versi (compresi pittori e scultori), ricchi possidenti (uomini e<br />

donne), persino preti e frati. Insomma era una forma <strong>di</strong> investimento, che<br />

doveva rendere, pur con qualche rischio.<br />

I soccidari erano quasi sempre conta<strong>di</strong>ni, ma non solo. Anche tra <strong>di</strong><br />

loro capita <strong>di</strong> trovare qualche prete, che talvolta era <strong>di</strong>rettamente<br />

allevatore, talaltra passava probabilmente il bestiame a conta<strong>di</strong>ni suoi<br />

affittuari come «sussi<strong>di</strong>o per l’avviamento». In particolare i buoi<br />

servivano per il lavoro della campagna e il traino dei carri; i cavalli ed i<br />

muli per il traino <strong>di</strong> carretti a due ruote e per cavalcare.<br />

Il più antico contratto <strong>di</strong> soccida locale, che ci è capitato tra mano, è<br />

stipulato il 26 febbraio 1429 da un canonico <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> (futuro prevosto),<br />

che già abbiamo conosciuto: don Primo Besozzi, fu Faranello, che riceve<br />

da Bertaroto e Giovanni fratelli de Via, comaschi, fu Tomaso detto Tinacio,<br />

due buoi chiari <strong>di</strong> cui uno con le corna capriole e l’altro con le<br />

corna «spazze» del costo <strong>di</strong> 25 lire e 12 sol<strong>di</strong>, con l’impegno a restituire<br />

ai soccidanti i sol<strong>di</strong> spese per la compera e a <strong>di</strong>videre a metà il lucro. 122<br />

Il 25 gennaio 1446 presso il Broletto <strong>di</strong> Como, si apre negli uffici<br />

giu<strong>di</strong>ziari una procedura <strong>di</strong> arbitrato tra Bernardo Pongoni fu Zanino,<br />

erede universale testamentario <strong>di</strong> Andrea Pongoni, e Fomasio de <strong>Trevano</strong>,<br />

fu Germolo per trovare un compromesso per una questione <strong>di</strong> soccida,<br />

prestiti e fitti arretrati.<br />

La causa si trascina con rinvii vari, gestiti dai legali <strong>di</strong> parte. Ci si<br />

rivede al 30 aprile, e poi finalmente si conclude il 6 maggio con una<br />

transazione che impegna Fomaso a pagare entro quin<strong>di</strong>ci giorni 378 lire e<br />

14 sol<strong>di</strong> per arretrati vari <strong>di</strong> fitto, nonché per una vacca del prezzo <strong>di</strong> 22<br />

lire, una manzetta <strong>di</strong> 13 lire, un manzetto <strong>di</strong> 16 lire, una manza con una<br />

vitella <strong>di</strong> 22 lire, una vitella <strong>di</strong> 3 lire e 14 sol<strong>di</strong>. 123

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