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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE PIEVE DI CONFINE OASI DI BANDITI 435<br />

«Si potrìa pur fare… Ma non l’ho mai provato ad amazzar giente col<br />

pugnale. Bisognarìa farlo fare a qualchedun altro... Però sarìa meglio<br />

fare da per noi… E de Caterina si puote mai più fidarsi?…»<br />

«Già che gh’è anco Caterina… l’è stata bene stolta a non andare a<br />

dré a suo fratello Pedrino e a Bal<strong>di</strong>sar <strong>di</strong> nominare il Monaghino.<br />

Nemanco s’è ricordata che ti se’ un Fontana come lei: “L’era il Buleta,<br />

il figlio <strong>di</strong> messer Cesare”… che tosa senza cò. E gh’era lì anco quella<br />

delli Ciocca a sentire… e Angela. Oramai il vino ’l buscia fora da tutte le<br />

doghe della tina… Va’ cauto che presto o tar<strong>di</strong> ti ritrovarai dentro… e se<br />

sucede, stavolta te taiano il cò. E se ti va buono qualch’uno <strong>di</strong> quei del<br />

Monaghino de Morbio ti tirarà…».<br />

«Hai detto giusto, pà…Bisogna trovare reme<strong>di</strong>o il più presto che si<br />

puote. Bisogna che tutti ve<strong>di</strong>no che chi falla ha da pagare. Se lassamo<br />

perdere e se mostriamo deboli non ci porta respetto più nessuno…».<br />

«Tu sai, Tomasino, cosa mi viene in mente?… Disevano i nostri<br />

vecchi non so che Giromina de li Burati <strong>di</strong> Novazano, che l’aveva<br />

amazzato un infante, il fogto la voleva sotterare viva…».<br />

«Ma va’? E il fogto l’ha pur fatto?».<br />

«Pare <strong>di</strong> no. Alla fine ha havuto compassione e li ha fatto taiare via il<br />

cò. Prova però a pensare quel <strong>di</strong>rà la gente: messer Cesarino Fontana sì<br />

che ha humore da huomo, più che il fogto. Le ha fatte presone e le ha<br />

seppelite vive… Ma sì… podarìa essere proprio qui dentro ove semo<br />

adesso io e tu. Mutiamo <strong>di</strong>scorso che ho sentito de passi de giente. Me<br />

pare de vedere messer Carlo Poncino venir su dalla costa, che l’ho<br />

<strong>di</strong>mandato <strong>di</strong> trovarsi qui a Somazo…che è meglio per adesso che non se<br />

fassimo vedere noi a Ugià…».<br />

Fine della scena I dell’atto II.<br />

E così trovarono il modo <strong>di</strong> dare una <strong>di</strong>mostrazione che con i<br />

galant’huomini non è permesso scherzare. Forse tramarono un rapimento<br />

delle donne; forse semplicemente le attirarono in un tranello, magari<br />

organizzando un’andata ad <strong>Uggiate</strong> in compagnia per un’occasione <strong>di</strong><br />

festa… Il resto va avanti come dalla trama nel Prologo dell’ipotetica<br />

trage<strong>di</strong>a, dopo la segregazione delle donne nella chiesa <strong>di</strong> San Cassiano.<br />

Eppure anche questa ricostruzione non sta completamente in pie<strong>di</strong>.<br />

È certo infatti che Paola Veniani non fu rapita e murata a Somazzo,<br />

giacché la sua morte è registrata a <strong>Uggiate</strong> nel 1664. Delle altre non si è

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