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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

Immaginiamo <strong>di</strong> inserire qui l’abbozzo della trama <strong>di</strong> un dramma<br />

intitolato Le vergini ovvero le donne <strong>di</strong> Somazzo, che qualcuno presto o<br />

tar<strong>di</strong> scriverà. Ecco, ad esempio, un tipo <strong>di</strong> Prologo (che annuncia le<br />

motivazioni da cui si muove il dramma) e una scena, mettiamo dell’Atto<br />

II, da raccordare con atti e scene da inventare da chi ne avrà la voglia.<br />

Prologo<br />

Narra la tra<strong>di</strong>zione che tre ragazze, per conservare integra la loro<br />

virtù, insi<strong>di</strong>ata da un signorotto locale, preferirono farsi murare vive<br />

nella chiesa <strong>di</strong> Somazzo, che era allora in costruzione. Un uomo <strong>di</strong> Riva<br />

San Vitale, che si trovò a passare <strong>di</strong> lì, udì i loro lamenti e richieste <strong>di</strong><br />

aiuto. «Cosa volete figliuole?». «Abbiamo sete; dateci un po’ d’acqua».<br />

Il viandante, non avendo altro recipiente, andò a prendere dell’acqua<br />

alla sorgente più vicina con il suo cappello e la porse dalla feritoia nel<br />

muro alle povere ragazze stremate. «Grazie, buon uomo. Se avrete<br />

bisogno <strong>di</strong> torre acqua, tornate qua su da noi e l’avrete». Per questo<br />

ancor oggi quei <strong>di</strong> Riva San Vitale, in tempo <strong>di</strong> siccità, fanno processione<br />

a Somazzo, e quando tornano in<strong>di</strong>etro la pioggia non manca mai.<br />

Fine del prologo<br />

È press’a poco questo, talora con varianti più o meno elastiche, il<br />

racconto che secondo un’affascinante e misteriosa tra<strong>di</strong>zione facevano le<br />

nostre nonne, le nostre mamme, e faranno le nostre figlie quando saranno<br />

mamme e quando saranno nonne…<br />

Premesso che in ogni tra<strong>di</strong>zione (che è fonte storica) ed in ogni<br />

leggenda che si rispetti (perché questa tra<strong>di</strong>zione si veste ormai da<br />

leggenda) c’è sempre un fondo <strong>di</strong> verità, il problema nel nostro caso è <strong>di</strong><br />

capire dove sta la verità; perché dal punto <strong>di</strong> vista intrinseco, cioè al suo<br />

interno, il racconto contiene delle vistose contrad<strong>di</strong>zioni.<br />

Spieghiamoci. Perché mai un signorotto per castigare delle ragazze<br />

che si erano negate ai suoi turpi desideri avrebbe scelto <strong>di</strong> farle murare<br />

vive nelle pareti <strong>di</strong> una chiesa in costruzione? I muratori non <strong>di</strong>cevano<br />

niente? E i preti, visto che si trattava dei muri <strong>di</strong> una chiesa, non<br />

facevano finta <strong>di</strong> nulla? E le ragazze erano lì tranquille a lasciarsi tirar su<br />

i mattoni intorno? Va bene l’omertà, ma sembra incre<strong>di</strong>bile. In effetti a<br />

quel tempo capitava <strong>di</strong> murare (si <strong>di</strong>ceva seppellire) vive le donne in caso<br />

<strong>di</strong> condanna per infantici<strong>di</strong>o o simili reati. Allora la motivazione <strong>di</strong>

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