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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

Grumello in Valtellina, dovette appoggiarsi ai guelfi Vittani, sostenuti<br />

anche dalle popolazioni del contado, per tentare l’ingresso in Como, ponendo<br />

ad<strong>di</strong>rittura l’asse<strong>di</strong>o alla città.<br />

Nel corso <strong>di</strong> questi eventi, Franchino Rusca vide svanire la possibilità<br />

<strong>di</strong> ricevere l’aiuto richiesto agli Scaligeri <strong>di</strong> Verona, che furono fermati<br />

all’Adda da forze viscontee; si venne perciò a trovare in <strong>di</strong>fficoltà,<br />

privato anche dell’appoggio popolare. Quin<strong>di</strong> decise <strong>di</strong> rinunciare al<br />

dominio <strong>di</strong> Como, offrendo <strong>di</strong>etro lauto compenso la città ad Azzone<br />

Visconti, garantendosi tuttavia un feudo per sé a Bellinzona, con una<br />

congrua entrata assicurata anche da ulteriori <strong>di</strong>ritti feudali su altre zone<br />

ora ticinesi.<br />

Il popolo comasco accolse il nuovo signore, che fece il suo ingresso<br />

solenne il 25 luglio 1335 salutato se non con entusiasmo, almeno con<br />

senso <strong>di</strong> sollievo, come «me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> giustizia», portatrice <strong>di</strong> pace perpetua,<br />

dopo le gravi lacerazioni della guerra civile. Se ne ha esplicita conferma<br />

nella premessa agli Statuti <strong>di</strong> Como, riformati con emendamenti e<br />

integrazioni a quelli già vigenti nel secolo XIII, me<strong>di</strong>ante la consulenza<br />

<strong>di</strong> Salinus de Inzigneriis, giurisperito e vicario del podestà Guglielmo<br />

Pelavicini; statuti, che vennero pubblicati nella nuova versione, riveduta<br />

e corretta, nell’arengario del Broletto il lunedì 4 settembre 1335, dopo<br />

soli quaranta giorni dall’entrata del nuovo signore. 15<br />

Da tali statuti si evince l’assetto istituzionale dato alla città, il potere<br />

effettivo del podestà, la regolamentazione e l’articolazione del rapporto<br />

tra la città e il circondario. Pare utile ed interessante soffermarsi a <strong>di</strong>re<br />

qualcosa <strong>di</strong> tale assetto istituzionale, del suo funzionamento, dei compiti<br />

delle varie autorità; quin<strong>di</strong>, in<strong>di</strong>rettamente, del quadro <strong>di</strong> vita in quel<br />

secolo XIV, per avere qualche idea della storia locale, attraverso uno<br />

spaccato sul vissuto quoti<strong>di</strong>ano, sia in città, sia nel contado.<br />

Il passaggio sotto la signoria dei Visconti, infatti, non aveva implicato,<br />

almeno formalmente, il superamento delle istituzioni comunali, che a<br />

Como avevano come organi il Consiglio Generale (vale a <strong>di</strong>re l’assemblea<br />

dei rappresentanti delle famiglie citta<strong>di</strong>ne) ed il podestà, che nel<br />

corso del secolo XIII era andato assorbendo i compiti già affidati ai consoli<br />

nel precedente regime. Egli esercitava le sue funzioni – specialmente<br />

quelle giu<strong>di</strong>ziarie – coa<strong>di</strong>uvato da assessori o giu<strong>di</strong>ci; si avvaleva per<br />

l’esecuzione degli atti <strong>di</strong> un apparato burocratico <strong>di</strong> cancellieri, scrivani,<br />

messi e servitori del comune.

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