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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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L’ETÀ DEI COMUNI<br />

delle merci doveva avvenire presso il molo del vescovo o dei Lavizzari,<br />

antistante l’attuale Piazza Roma, se giungevano via lago (il porto per le<br />

persone era l’attuale piazza Cavour, riempita nel 1868); per quelle via<br />

terra l’ingresso in città doveva avvenire solo dalle porte controllate.<br />

Ma quali erano le merci in movimento sul nostro territorio? Un co<strong>di</strong>ce<br />

del secolo XIV, conservato a Lucerna, contiene le or<strong>di</strong>nazioni daziarie <strong>di</strong><br />

Como, e consente <strong>di</strong> conoscere i beni commerciati, destinati anche alle<br />

regioni «ultramontane», come si <strong>di</strong>ceva allora, per in<strong>di</strong>care i paesi europei<br />

transalpini. 16 In primo luogo compaiono i metalli (piombo, rame, ottone,<br />

stagno, ferro crudo, vergella, ferro lavorato); quin<strong>di</strong> tessuti e filati<br />

<strong>di</strong> vario tipo (bol<strong>di</strong>nella, fustagno, pallio o drappo <strong>di</strong> seta, drappo <strong>di</strong><br />

Como, drappo bergamasco, seta in bozzoli, lana, drappi <strong>di</strong> lino, canovaccio);<br />

pelli e pellicce (<strong>di</strong> bue, <strong>di</strong> vacca, <strong>di</strong> vitello, <strong>di</strong> montone, <strong>di</strong> capra,<br />

<strong>di</strong> gatto, <strong>di</strong> lepre, <strong>di</strong> volpe); animali vivi (buoi, vacche, vitelli, capretti,<br />

agnelli, cavalli, muli, asini, maiali); alimenti <strong>di</strong> origine animale (carni<br />

salate, lardo, burro, formaggio e altri latticini, miele); pesci, olio, selvaggina<br />

e pollame, verdure e ortaggi, granaglie e farine, foraggi; attrezzi<br />

(falci, mole, raspe); merci <strong>di</strong>verse (cera, piuma, cenere): insomma, nulla<br />

che fosse commerciabile era esente da tariffe daziarie, che si attestavano<br />

sul cinque per cento del valore della merce.<br />

In qualche caso era prevista la franchigia. Erano esenti i prodotti<br />

mangerecci fino a <strong>di</strong>eci libbre, provenienti dalle valli luganesi e<br />

bellinzonesi, destinate alla pieve <strong>di</strong> Fino, per consumo familiare. Perché<br />

questo privilegio? Cre<strong>di</strong>amo che la ragione vada ricercata nel fatto che le<br />

valli <strong>di</strong> Bellinzona e <strong>di</strong> Lugano erano feudo dei Rusca, che pure erano<br />

proprietari <strong>di</strong> gran parte della pieve <strong>di</strong> Fino, dove avevano, tra l’altro, il<br />

castello <strong>di</strong> Civello: perciò il beneficio andava ai loro sud<strong>di</strong>ti o massari<br />

dell’una e dell’altra zona, con reciprocità <strong>di</strong> vantaggio. Si aggiunga anche<br />

che la pieve <strong>di</strong> Fino era confinante con l’area milanese, perciò tali<br />

agevolazioni potevano servire pure a non creare <strong>di</strong>pendenza da quei mercati,<br />

verso i quali c’erano altre barriere daziarie.<br />

Chi riscuoteva i dazi? Il compito <strong>di</strong> canevarius, ossia <strong>di</strong> tesorieredaziere<br />

(ed anche <strong>di</strong> archivista, tenutario dei registri del comune) poteva<br />

essere conferito a laici in grado <strong>di</strong> leggere, scrivere e far <strong>di</strong> conto; ed<br />

anche – anzi, <strong>di</strong> preferenza, almeno fino al passaggio sotto i Visconti – a<br />

religiosi, segnatamente all’Or<strong>di</strong>ne degli Umiliati, in quanto erano considerati<br />

più affidabili. Lo si desume con certezza da una norma statutaria,<br />

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