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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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ASPETTI DELLA VITA LOCALE IN ETÀ VISCONTEA E SFORZESCA 155<br />

comproprietario (probabilmente la ven<strong>di</strong>ta era stata fatta a seguito <strong>di</strong> un<br />

prestito ricevuto dai Rodari). Ma già in un atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione tra i fratelli<br />

Rodari (Giacomo, Tomaso, Donato e Bernar<strong>di</strong>no), risalente al 17 agosto<br />

1497, 58 i beni <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong> e in pieve <strong>di</strong> Balerna avuti dall’Albrici venivano<br />

assegnati a Tomaso e Giacomo, che poi nel 1507 a loro volta <strong>di</strong>visero i<br />

beni posseduti in solido, così che quelli <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong> (e altri <strong>di</strong> Bizzarone),<br />

restarono tutti a Tomaso, mentre andarono a Giacomo quelli <strong>di</strong> Castel<br />

San Pietro ed altri. 59 Per il momento, tuttavia, sembra che gli Albrici<br />

fossero ancora in campo, giacché il 14 <strong>di</strong>cembre si ritrova Gian Pietro<br />

Albrici che con la moglie Barbara Vaccani versa a mastro Tomaso<br />

Rodari 22 lire del fitto scaduto a san Michele dei beni <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong>. Poiché<br />

san Michele non è data <strong>di</strong> scadenza dei fitti agrari, si deve pensare che sia<br />

stata una delle rate <strong>di</strong> rimborso del prestito avuto. 60<br />

In quell’anno Tomaso Rodari ne affittò una parte a Michele de<br />

Prestino, detto <strong>di</strong> Romazzana. Si trattava delle case a <strong>Trevano</strong> Inferiore e<br />

dei terreni in Campatio e in Tavernina (vale a <strong>di</strong>re al Ben). Mastro<br />

Tomaso riservava a sé, scorporandole dal contratto, una caneva (ossia un<br />

locale <strong>di</strong> deposito e ammassamento) e una camera sopra la stessa al<br />

primo piano: notizia interessante, che fa pensare a possibili soggiorni<br />

dello scultore a <strong>Trevano</strong>, magari al tempo della vendemmia, per<br />

controllare la situazione, come usavano i padroni. Di affitto chiedeva 7<br />

moggia e mezzo <strong>di</strong> frumentata e 2 paia <strong>di</strong> pollastri buoni e grassi da<br />

consegnargli in casa a Como ai primi <strong>di</strong> agosto; quin<strong>di</strong> la metà del vino<br />

da consegnare al tempo della vendemmia a <strong>Trevano</strong>, 3 staia <strong>di</strong> noci pulite<br />

e secche da consegnare a san Martino, infine la metà <strong>di</strong> tutta la frutta<br />

(tipo mele, pere e simili) da consegnare al tempo della maturazione. 61<br />

Il rapporto con Michele de Prestino durò presumibilmente per sei-sette<br />

anni, più o meno fino al 1514. Il cambio del fittavolo è documentato<br />

dall’atto rogato il 7 marzo 1517 presso il locale della fabbrica del<br />

Duomo, dove si lavorano i marmi: Nicolao Raimon<strong>di</strong> riceve da Martino<br />

fu Vittore de Carzeno, abitante a <strong>Trevano</strong>, 6 fiorini <strong>di</strong> arretrato<br />

dell’affitto dei beni <strong>di</strong> Merlina. Per saldarli Tomaso Rodari li anticipa<br />

come prestito a Martino, che già da alcuni anni lavora i suoi beni e viene<br />

reinvestito per 92 lire (compresi i sussi<strong>di</strong>, tra cui un paio <strong>di</strong> buoi<br />

passatigli da mastro Tomaso). 62 Nel 1524 risultano ancora affittati dallo<br />

scultore a Martino e Battista de Carzeno, che nel frattempo sono tornati<br />

ad abitare a Ronago. 63

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