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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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L’ETÀ DEI COMUNI<br />

Non solo: nelle trattative <strong>di</strong> pace era stato espressamente pattuito che i<br />

Milanesi non dovessero mantenere il possesso <strong>di</strong> quella parte del contado<br />

occupata con la forza durante la guerra, ma si dovesse fare riferimento<br />

alla situazione esistente <strong>di</strong>eci anni prima della guerra.<br />

L’arbitrato <strong>di</strong> Seveso non chiuse del tutto le controversie, che ebbero<br />

altri rigurgiti, nei rapporti tra Como e Milano. Nel 1174 era tornato il<br />

Barbarossa ed aveva ripreso le ostilità contro le città ribelli. Nel 1176<br />

l’imperatore mosse da Como per ricongiungere il suo esercito, rinforzato<br />

da aiuti giunti dalla Germania, con le armate <strong>di</strong> Pavia e del Monferrato.<br />

Ma lungo la valle dell’Olona, presso Legnano, lo intercettarono i Milanesi,<br />

che stretti attorno al Carroccio, scatenarono la famosa battaglia, che<br />

si concluse con la <strong>di</strong>sfatta dell’imperatore tedesco, il quale a mala pena<br />

salvò la vita, riparando <strong>di</strong> nuovo a Como, dove lo aspettava l’imperatrice.<br />

Le truppe comasche, che gli avevano dato man forte (circa cinquecento<br />

soldati), rimasero prigioniere dei Milanesi.<br />

In qual modo la pieve uggiatese fu coinvolta in queste vicende? Non è<br />

dato sapere se e quanti uomini fossero arruolati tra i Comaschi a fianco<br />

del Barbarossa; non sembra invece illogico pensare che la nostra zona, in<br />

particolare la valle <strong>di</strong> Chiasso Maggiore, sia stata percorsa dalle truppe in<br />

marcia da Como verso la valle dell’Olona, e con tutta probabilità dallo<br />

stesso Barbarossa in fuga verso Como dopo la sconfitta.<br />

Dopo tanti decenni <strong>di</strong> turbolenza, seguì finalmente la pace <strong>di</strong> Costanza<br />

(1183) con la quale il Barbarossa riconobbe ai Comuni lombar<strong>di</strong> il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> eleggersi i loro magistrati. Negli atti, che intercorrono tra Como e<br />

Milano, non si parla più del contado del Seprio, nemmeno come riferimento<br />

«storico», per la in<strong>di</strong>viduazione della nostra zona: segno che i comuni<br />

urbani avevano ormai affermato pienamente la loro supremazia sul<br />

territorio e sugli ex-feudatari <strong>di</strong> campagna.<br />

Così, il lunedì 16 settembre 1196, tra i rappresentanti <strong>di</strong> Como e <strong>di</strong><br />

Milano (questa volta riuniti a Milano e non più a metà strada: segno che<br />

il processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione era progre<strong>di</strong>to, se i Comaschi accettavano <strong>di</strong><br />

sedersi a trattare «fuori casa»), si giunse a stendere un trattato <strong>di</strong> pace,<br />

con la precisa definizione delle aree <strong>di</strong> influenza. Ai Comaschi, tra<br />

l’altro, toccarono «la pieve <strong>di</strong> Fino e la pieve <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> con tutti i luoghi<br />

delle stesse pievi e con Olgiate, che è della pieve <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>», oltre a<br />

tutto il territorio della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Como, eccetto le pievi <strong>di</strong> Cuvio e <strong>di</strong><br />

Mandello, che civilmente andarono sotto Milano, benché religiosamente<br />

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