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Volume 1 - Comune di Uggiate-Trevano

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LA DOMINAZIONE SPAGNOLA NEL SECOLO XVI 239<br />

interessavano più <strong>di</strong> tanto, oppure c’erano gli evasori... Ma è anche<br />

probabile che molti massari fossero un po’ «tuttofare» nei piccoli lavori<br />

<strong>di</strong> manutenzione, arrangiandosi come muratori, fabbri e falegnami.<br />

Alcuni atti notarili del secolo XVI (dal 1535 in poi)<br />

Anche nel corso del Cinquecento si trovano rogati numerosi atti notarili<br />

privati e <strong>di</strong> interesse pubblico, in cui sono protagonisti gli antichi<br />

abitanti <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> e <strong>Trevano</strong>. Ne citiamo solamente qualcuno<br />

significativo, che evidenzi aspetti finora non toccati; giacché altri atti<br />

privati non si <strong>di</strong>scostano dal quadro già tracciato in precedenza.<br />

Secondo un istromento in data 27 maggio 1544, 19 si ritrovarono a<br />

Como nella corte della venerabile Fabbrica del Duomo davanti al notaio<br />

Gerolamo Somazzi, per Rodero: Ba<strong>di</strong>no Parnigoni fu Bernardo e Giovanni<br />

Della Croce fu Donato; per Solbiate: Ambrogio Castiglioni fu<br />

Bertolino e Giorgio Cattaneo fu Bernardo; quin<strong>di</strong> per Cagno: Pietro<br />

Martire Lucini fu Gian Giacomo e Gian Pietro Bottinelli fu Angelo; per<br />

Concagno: il medesimo Pietro Martire e Giorgio Formaggini.<br />

Essi erano stati delegati a vendere al signor Andrea del Ponte fu<br />

Cressino, ivi presente, che agiva anche per conto dei fratelli Franzino,<br />

Pietro Martire e prete Cressino (era canonico, futuro prevosto <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>)<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> riscuotere un red<strong>di</strong>to annuo <strong>di</strong> 21 lire e 5 denari <strong>di</strong> moneta<br />

imperiale <strong>di</strong> Milano corrente sull’entrata del dazio del prestino (ossia<br />

delle farine) del luogo <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> e della sua pieve anno per anno, sia<br />

dall’attuale incantatore sia dai futuri, fino all’importo specificato per<br />

ciascun comune a cominciare dal decorso gennaio in avanti in perpetuo.<br />

Red<strong>di</strong>to annuo che era sud<strong>di</strong>viso tra quei comuni secondo questo riparto:<br />

al comune <strong>di</strong> Rodero 5 lire, 5 sol<strong>di</strong> e 2 denari; al comune <strong>di</strong> Cagno 7 lire,<br />

14 sol<strong>di</strong> e 7 denari; al comune <strong>di</strong> Concagno 2 lire, 15 sol<strong>di</strong> e 6 denari; al<br />

comune <strong>di</strong> Solbiate 5 lire, 5 sol<strong>di</strong> e 2 denari.<br />

Una clausola prevedeva la possibilità che i comuni potessero riscattare<br />

tale <strong>di</strong>ritto, ceduto al prezzo <strong>di</strong> 420 lire 14 sol<strong>di</strong> e 3 denari: somma pagata<br />

in questi giorni al commissario Luigi Landriani come tassa dei focolari<br />

relativa all’anno 1542, evidentemente sborsata dai Del Ponte per conto<br />

dei comuni, secondo il seguente riparto <strong>di</strong> quote: 105 lire, 3 sol<strong>di</strong> e 9<br />

denari caricati a Rodero; 154 lire, 12 sol<strong>di</strong> e 9 denari a Cagno; 55 lire e 4<br />

sol<strong>di</strong> a Concagno; 105 lire e 4 sol<strong>di</strong> a Solbiate. Tenuto conto che la tassa<br />

per ciascun fuoco era <strong>di</strong> un «testone», ovvero uno scudo, calcolabile in 5

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