Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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quasi sempre un modo per avere ragione dell'intervistato, allora una sorta <strong>di</strong> risarcimento e quello<br />
che prevede che anche l'intervistatore parli un po' <strong>di</strong> sé mettendosi a <strong>di</strong>sposizione della persona che<br />
sta intervistando. 234<br />
Oltre a ciò è fondamentale la consapevolezza sia da parte del ricercatore che successivamente da<br />
parte del lettore che lo spazio aperto dall'intervista sia una produzione <strong>di</strong> senso reciproco anche se<br />
non <strong>di</strong> verità. In un'intervista infatti non si cerca la verità, quanto piuttosto le rappresentazioni, il<br />
vissuto, la soggettività. “L'autorappresentazione costruita nella <strong>di</strong>mensione dell'intervista è<br />
sostanzialmente una descrizione del modo in cui si vuole essere visti. Tuttavia nella trama del<br />
<strong>di</strong>alogo si instaura una relazione specifica che permette comunque <strong>di</strong> cogliere, talvolta per<br />
incongruenza, numerosi elementi del vissuto reale.” 235<br />
Nel corso <strong>di</strong> tutto il periodo <strong>di</strong> permanenza sul campo ho cercato <strong>di</strong> mantenere uno sguardo<br />
“stupito” che non giu<strong>di</strong>casse i fatti come naturali ma come processi <strong>di</strong>namici all'interno dei quali<br />
giocano un ruolo determinante i ruoli sociali ma anche le biografie delle persone. In questo è stato<br />
centrale l'approccio micro sociologico <strong>di</strong> impronta etnometodologica e goffmaniana che mostra<br />
come la <strong>di</strong>mensione culturale in quanto linguaggio e insieme <strong>di</strong> regole, è costitutiva dei rapporti<br />
sociali e delle stesse personalità in<strong>di</strong>viduali. Il <strong>di</strong>fetto principale <strong>di</strong> tale approccio è quello <strong>di</strong><br />
sottovalutare il ruolo delle strutture economico-politiche. Per contro nel corso della mia ricerca ho<br />
cercato <strong>di</strong> mettere in relazione l'osservazione microsociale con i processi macrosociali che<br />
determinano le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e salute dei migranti. E' per questo motivo che la prima parte del<br />
lavoro (capitoli 1 e 2), contiene l'analisi degli aspetti della vita dei migranti quali il lavoro e la salute<br />
e l'impatto che su <strong>di</strong> essi hanno le variabili socioeconomiche, mentre la seconda parte del lavoro si<br />
concentra particolarmente sulle relazioni me<strong>di</strong>che che prendono forma all'interno del servizio<br />
stu<strong>di</strong>ato.<br />
Inoltre uno dei limiti dell'uso dell'etnografia sta nella pretesa <strong>di</strong> dare conto e <strong>di</strong> garantire un punto <strong>di</strong><br />
vista e quin<strong>di</strong> un'interpretazione, che a ben vedere sarebbe quella <strong>di</strong> chi possiede gli strumenti<br />
tecnici e la facoltà <strong>di</strong> riscrivere le storie. Ciò che è stato definito come il “carattere parziale e<br />
costruttivista delle sue pratiche <strong>di</strong> scrittura” 236 D'altra parte questo fenomeno, che a ben vedere<br />
potrebbe essere essere interpretato solamente come espressione del principio weberiano della<br />
soggettività della ricerca, 237 viene in qualche modo attenuato da una pratica etnografica che fugga la<br />
costruzione letteraria della realtà per preferire una riflessione sull'esperienza stessa <strong>di</strong> ricerca<br />
in<strong>di</strong>rizzata a porre sullo stesso piano l'osservato e l'osservatore. E' altresì vero comunque che è<br />
234 Ibidem.<br />
235 Sacchetto D., Il Nordest e il suo Oriente. Migranti, capitali e azioni umanitarie, cit. p.41<br />
236 Dal Lago A. De Biasi R., Un certo sguardo, Roma-Bari, Laterza, 2002 p. 18<br />
237 Weber M., Il metodo delle scienze storico-sociali, Milano, Mondadori, 1974<br />
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