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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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“Per curare il ginocchio devo fare qualcosa, ma non ho il tempo. Dovrei tirare via quel liquido. Se mi<br />

tolgono il liquido, devo stare a casa dal lavoro una settimana o due. E io non posso. Devo lavorare.” [M7]<br />

Il problema delle cure è un problema meramente economico nel senso che esso implica oltre ad un<br />

<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> denaro, anche una sottrazione <strong>di</strong> tempo all'attività lavorativa e quin<strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>minuzione delle proprie entrate economiche che i migranti non possono permettersi, perché<br />

spesso privi <strong>di</strong> sostegni economici alternativi anche <strong>di</strong> tipo in<strong>di</strong>retto, cioè derivanti dalla presenza <strong>di</strong><br />

familiari o amici <strong>di</strong>sposti a supplire alle proprie carenze economiche. 284 In questo modo si crea tra il<br />

migrante e la malattia un rapporto <strong>di</strong> convivenza. La malattia <strong>di</strong>venta un evento <strong>di</strong> cui non ci si può<br />

sbarazzare per lo meno in tempi brevi, che si deve tenere sotto controllo e con cui si deve convivere<br />

fintanto che la sua gravità rimane ad un livello accettabile. Questa convivenza è evidentemente<br />

obbligata e la sua logica risulta così stringente da costringere a volte il migrante ad operare una<br />

scelta che gli si propone come un aut aut: o ci si cura per riottenere la salute perduta o si continua a<br />

lavorare. Essa mostra come per i migranti irregolari, più che per altre categorie sociali, il <strong>di</strong>ritto alla<br />

salute abbia per lo più un carattere opzionale, legato a doppio filo alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro<br />

e alle contingenze che in esse si verificano. E' questo il caso <strong>di</strong> un giovane ragazzo albanese il<br />

quale, a margine <strong>di</strong> un colloquio con il personale della segreteria, ci ha raccontato del suo problema<br />

<strong>di</strong> salute. Il giovane aveva un problema al menisco per il quale avrebbe dovuto subire un'operazione<br />

al fine <strong>di</strong> evitare complicazioni, anche gravi, nel futuro. Egli quin<strong>di</strong> si era recato presso<br />

l'ambulatorio <strong>di</strong> Sokos con l'intento <strong>di</strong> richiedere il tesserino STP. Tuttavia in un secondo momento<br />

aveva rinunciato alla richiesta per la tessera sanitaria. Egli, nonostante le rassicurazioni<br />

dell'operatore, aveva abbandonato il proposito <strong>di</strong> richiedere la tessera sanitaria perché temeva che<br />

questa avrebbe pregiu<strong>di</strong>cato l'ottenimento del permesso <strong>di</strong> soggiorno. Infatti il ragazzo sarebbe<br />

dovuto tornare in Albania in attesa della chiamata da parte del datore <strong>di</strong> lavoro che gli aveva<br />

promesso un contratto <strong>di</strong> lavoro regolare. Il migrante (evidentemente informato sulle leggi italiane<br />

in materia <strong>di</strong> immigrazione) aveva però paura che, attivando il tesserino STP, sarebbe risultato<br />

presente sul territorio italiano al momento della chiamata del datore <strong>di</strong> lavoro, fatto che avrebbe<br />

messo a rischio anche i documenti per il contratto <strong>di</strong> lavoro e il permesso <strong>di</strong> soggiorno.<br />

In un contesto come quello sopra descritto sono <strong>di</strong>verse le strategie, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> un percorso<br />

canonico e istituzionale <strong>di</strong> assistenza sanitaria, attivate per ottenere delle cure efficaci e poco<br />

284 Ovviamente questa situazione <strong>di</strong>pende dai rapporti che il singolo in<strong>di</strong>viduo intrattiene con la comunità <strong>di</strong><br />

connazionali immigrati. Abbiamo avuto modo <strong>di</strong> verificare (sono i casi <strong>di</strong> una donna etiope e <strong>di</strong> una donna<br />

marocchina) l'importanza dell'aiuto dato dalle “reti etniche” che talvolta si rivelano un sostegno fondamentale<br />

sopratutto nei casi in cui la malattia impe<strong>di</strong>sca per un lungo periodo l'attività lavorativa. L'etiope ,che aveva avuto<br />

<strong>di</strong>versi episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> malattia durante la sua permanenza in Italia , era stata sempre aiutata da un gruppo <strong>di</strong> connazionali<br />

quali preparavano del cibo per lei, lavavano i suoi vestiti e le pulivano la casa.<br />

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