Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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se stesso che al me<strong>di</strong>co, in<strong>di</strong>viduato come rappresentante della società <strong>di</strong> immigrazione. Il migrante<br />
intende auto rappresentarsi come un soggetto sano che è in grado <strong>di</strong> portare a compimento il<br />
proprio progetto migratorio; al contempo egli intende rassicurare il me<strong>di</strong>co, e <strong>di</strong> rimando la società<br />
dove è immigrato, che egli non è un pericoloso portatore <strong>di</strong> malattie sconosciute e che potrebbe<br />
quin<strong>di</strong> avere bisogno <strong>di</strong> cure gravando sulla società che lo accoglie, ma un in<strong>di</strong>viduo sano e quin<strong>di</strong><br />
attivo ed abile al lavoro.<br />
Dalle interviste realizzate ai pazienti <strong>di</strong> Sokos si evidenza attorno al tema della malattia una<br />
specifica narrazione, che contiene due rappresentazioni della malattia tra loro <strong>di</strong>stinte e<br />
contrapposte. Da una parte come abbiamo fin qui potuto osservare, la malattia nel paese <strong>di</strong> origine è<br />
un evento remoto e assolutamente accidentale nella biografia in<strong>di</strong>viduale; d'altra parte, la malattia in<br />
cui ci si scontra durante l'esperienza migratoria porta con sè una accentuata gravità e continuità<br />
temporale e il suo racconto inizia il più delle volte proprio dal confronto con lo stato <strong>di</strong> benessere<br />
fisico vissuto nel paese <strong>di</strong> origine.<br />
“(...) invece adesso ho dei <strong>di</strong>sturbi, come adesso che ho cambiato il clima. A casa non avevo questi dolori.<br />
Adesso ci sono. Dolori cervicali. Un mal <strong>di</strong> testa, guarda! Forse <strong>di</strong>pende dal clima che ho cambiato.”<br />
[M5]<br />
“In Ucraina stavo bene, non ho avuto gran<strong>di</strong> problemi <strong>di</strong> salute. Posso <strong>di</strong>re che sono sempre stata bene…<br />
qui invece ho problemi…sì, ho un problema, sai perché? L’umi<strong>di</strong>tà. L’umi<strong>di</strong>tà mi fa male alle ossa e<br />
l’organismo va giù allora io prendo le vitamine.” [M11]<br />
“In Marocco sono sempre stato bene perché c’è sempre un clima caldo non è come qua in Italia, che<br />
cambia il tempo: prima fa caldo, dopo fa freddo. In Marocco io sono stato sempre bene, non come qua<br />
che prendo spesso l’influenza.” [M1]<br />
Tutti i migranti intervistati focalizzano il loro <strong>di</strong>scorso sul legame che unisce l'esperienza migratoria<br />
allo stato <strong>di</strong> malattia. La seconda sembra essere figlia della prima e si inse<strong>di</strong>a in essa tanto da<br />
<strong>di</strong>ventarne un tratto peculiare. In prima battuta l'origine del legame tra la migrazione e la malattia<br />
viene ricondotto solitamente al cambiamento climatico; in un secondo momento invece, come<br />
avremo modo <strong>di</strong> vedere, le origini della malattia sofferta nel paese <strong>di</strong> immigrazione vengono<br />
<strong>di</strong>versificate e rese più complesse. Ad ogni modo, quali che siano le cause in<strong>di</strong>viduate, secondo le<br />
considerazioni dei migranti, la genesi della propria malattia si trova nella migrazione intrapresa. 280<br />
280 Se autori come Sayad vedono un legame viscerale tra malattia ed immigrazione per il quale la malattia è<br />
espressione ed incorporazione dell'esperienza migratoria e l'immigrato è perciò un potenziale malato, altri autori<br />
hanno una posizione <strong>di</strong>versa e sostengono che gli immigrati non siano gli unici ad incanalare nell'or<strong>di</strong>ne della<br />
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