Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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mettere in contatto domanda e offerta <strong>di</strong> lavoro. 32 Per alcuni gruppi nazionali le “reti etniche”<br />
funzionano meglio perché i gruppi sono appunto meglio organizzati, per altri queste reti sono meno<br />
coese e producono minori capacità <strong>di</strong> solidarietà e <strong>di</strong> aiuto reciproco tra gli in<strong>di</strong>vidui. Dobbiamo<br />
precisare che le cosiddette “reti etniche” non si creano nel paese <strong>di</strong> origine ma le identità che<br />
definiscono i gruppi si formano in emigrazione anche se il nostro sguardo omogeneizzante non<br />
riesce a coglierne le <strong>di</strong>fferenze e talvolta i conflitti. Inoltre l’attivazione <strong>di</strong> determinate catene<br />
migratorie con la conseguente occupazione dei migranti in particolari mestieri, è stata sovente<br />
favorita dall’opera <strong>di</strong> quelle “istituzioni facilitatici”, solitamente organizzazioni religiose o affini,<br />
che hanno messo in contatto domanda e offerta <strong>di</strong> lavoro; è questo il caso del lavoro domestico<br />
straniero nelle città del Nord Italia.<br />
Come accennato nelle pagine precedenti, parzialmente sovrapposta alla segmentazione lavorativa,<br />
per i migranti si prospetta anche una segmentazione che abbiamo denominato contrattuale.<br />
La segmentazione contrattuale, intesa non tanto come un utilizzo <strong>di</strong> contratti a termine quanto<br />
invece come la loro mancata conversione in rapporti stabili, sembra accompagnare le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong><br />
costrizione e incanalamento lavorativo patite dai migranti, cosicché le assunzioni <strong>di</strong> lavoratori<br />
stranieri si muovono tra i poli opposti della continuità e dell'intermittenza contrattuale. Infatti già a<br />
partire dal 1996, ma soprattutto dal 1997, anno in cui in Italia entrano a regime tutta un serie <strong>di</strong><br />
nuove <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge atte a normare i rapporti <strong>di</strong> lavoro, 33 i contratti <strong>di</strong> lavoro a tempo<br />
determinato arrivano ad essere alla fine degli anni '90 la metà degli avviamenti, mostrando una<br />
tendenza simile a quella dei lavoratori italiani ma molto più accentuata. 34 E' pur vero che la grande<br />
maggioranza dei lavoratori stranieri, come <strong>di</strong>mostrato dalla recente Rilevazione delle forze <strong>di</strong> lavoro<br />
effettuata dall'Istat, risulta impiegata a tempo indeterminato 35 , tuttavia nell'economia complessiva<br />
del <strong>di</strong>scorso è bene tenere presente anche che le assunzioni nel 2006 mostrano una crescita dei<br />
lavoratori para subor<strong>di</strong>nati del 6,7% a causa <strong>di</strong> un aumento significativo dei lavoratori a progetto. In<br />
questo aumento del livello <strong>di</strong> precarietà in continua crescita si inseriscono anche i lavoratori<br />
stranieri, il cui tasso <strong>di</strong> flessibilità (rapporto tra assunzioni lorde e persone che nello stesso anno<br />
hanno avuto almeno un avviamento al lavoro) viene misurato per il 2006 in 1,7, il che significa che<br />
32 Ambrosini M., Sociologia delle migrazioni, <strong>Bologna</strong>, Il Mulino, 2005,<br />
33 Ci riferiamo evidentemente alla legge n° 196/1997 conosciuta come “Pacchetto Treu” che, tra le altre mo<strong>di</strong>fiche<br />
importanti al sistema del <strong>di</strong>ritto del lavoro italiano, ha introdotto tipologie contrattuali quali il lavoro interinale, il<br />
contratto a termine, il contratto <strong>di</strong> collaborazione coor<strong>di</strong>nata e continuativa.<br />
34 Reyneri E., Sociologia del mercato del lavoro, cit., p. 399.<br />
35 La rilevazione Istat sulle forze <strong>di</strong> lavoro in<strong>di</strong>ca che nel secondo trimestre 2006 l'85% dei lavoratori <strong>di</strong>pendenti è<br />
occupato in modo permanente. Questa cifra, che potrebbe a prima vista ri<strong>di</strong>mensionare la tendenza<br />
all'intrappolamento dei lavoratori migranti nel precariato, va letta considerando che l'indagine ha verosimilmente<br />
incrociato soprattutto la componente più stabile dell'immigrazione; inoltre per la componente femminile<br />
l'occupazione temporanea raggiunge una percentuale significativa pari al 18%. Zanfrini L., “Il lavoro”, in<br />
Fondazione Ismu, Un<strong>di</strong>cesimo Rapporto sulle migrazioni 2005, cit., p. 108.<br />
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