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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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Sokos che ho in<strong>di</strong>viduato essere i più efficaci a descriverli.<br />

“Ah, i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> espressione ti fanno morire. Ti fanno morire perché allora in generale hanno tutti male al<br />

cuore, tutti. “Ho male qua” perché chiaramente non sanno identificare l’ansia da un dolore o dalla<br />

fibromialgia o da altre cose. Per cui ti <strong>di</strong>cono “ho male al cuore”. Ecco, stanno già morendo. Hanno già<br />

tutti una car<strong>di</strong>opatia, sono tutti malati <strong>di</strong> cuore. Per cui tu riesci già a capire le loro espressioni. Quin<strong>di</strong><br />

“Ho male al cuore” lo puoi collegare all’ansia, alla paura, alla solitu<strong>di</strong>ne, perché dopo ci vai sotto e<br />

questo male al cuore non è altro che ansia, solitu<strong>di</strong>ne, nostalgia per i figli lontani, cioè si mettono a<br />

piangere. Ma veramente sono convinti <strong>di</strong> essere malati <strong>di</strong> cuore. Sono convinti.” [S3]<br />

“Molti invece arrivano, specialmente le donne badanti, moldave ecc. , arrivano e ti <strong>di</strong>cono “io voglio fare<br />

una tac al cervello” allora tu chie<strong>di</strong> il perché “perché c’ho mal <strong>di</strong> testa”. Oppure, “io voglio fare una visita<br />

qui” cioè arrivano già con un loro modo <strong>di</strong>….poi approfon<strong>di</strong>sci ed il problema è tutto un altro.(...)<br />

Arrivano e ti <strong>di</strong>cono: “io voglio fare una Tac celebrale” allora tu <strong>di</strong>ci “perché?” Salta fuori che c’è tutto<br />

un altro problema. Capito? Forse non si rendono conto nemmeno loro <strong>di</strong> quello che chiedono. Allora, se<br />

riesci a parlarci, bene. Poi con quelli che non riesci a parlarci gli <strong>di</strong>ci le cose <strong>di</strong> cui hanno veramente<br />

bisogno.” [S2]<br />

“(...) E loro sono abituati ad usare il farmaco, anche per questione <strong>di</strong> costo, al bisogno. Ma in determinate<br />

patologie tu non puoi usare il farmaco al bisogno. Ci deve essere una cura continuativa. E questo è un<br />

pochino duro farglielo accettare. Per cui c’è quella che lo accetta, dopo un po’ e ok, e quella invece che<br />

arriva qua, gli provi la pressione e c’ha la pressione a mille e <strong>di</strong>ce “Ah, ma io l’ho presa due, tre giorni<br />

perché avevo mal <strong>di</strong> testa ero convinta che fosse la pressione alta e dopo non l’ho più preso”. Però non si<br />

può. Se il me<strong>di</strong>co ti dà una terapia, tu la devi seguire a vita.(...) Cioè lì gli devi stare molto <strong>di</strong>etro, io ho<br />

riscontrato questo. Gli devi stare molto <strong>di</strong>etro per fargli capire questo tipo <strong>di</strong> educazione alla<br />

farmacologia.”[S3]<br />

Queste interviste ci danno conto dell'impatto che i migranti hanno con i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Sokos il quale è<br />

molto burrascoso, rigido e sembra non avere altro modo <strong>di</strong> procedere se non la via del conflitto tra<br />

due definizioni contrapposte <strong>di</strong> malattia e <strong>di</strong> cura.<br />

La prima intervista ci parla <strong>di</strong> una forte <strong>di</strong>fferenza tra la malattia così come viene percepita e<br />

definita dal paziente ( illness), e la malattia definita dal me<strong>di</strong>co in base ai criteri stabiliti dalla<br />

scienza biome<strong>di</strong>ca (<strong>di</strong>sease). 320 Il vantaggio <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>stinzione sta nel poter scomporre la<br />

320 Oltre ai termini <strong>di</strong> illness e <strong>di</strong>sease le antropologie <strong>di</strong> lingua inglese hanno <strong>di</strong>stinto un ulteriore piano <strong>di</strong> significato<br />

della malattia utilizzando il termine sickness che sta ad in<strong>di</strong>care il significato sociale dello star male, ossia il ruolo<br />

del malato riconosciuto socialmente come tale. Per un approfon<strong>di</strong>mento su questi concetti si guar<strong>di</strong>: Pizza G.,<br />

Antropologia me<strong>di</strong>ca.cit. pp. 75-103<br />

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