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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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dei paesi dell'Est Europa resa dai migranti intervistati, nei quali sono <strong>di</strong>ffuse pratiche come il pagare<br />

i me<strong>di</strong>ci pubblici illegalmente oppure il lasciare una “mancia” in denaro quando si viene ricoverati<br />

in ospedale al fine <strong>di</strong> ricevere un trattamento migliore, riusciamo a comprendere meglio quali sono i<br />

criteri per giu<strong>di</strong>care l'operato del personale me<strong>di</strong>co. Dalle affermazioni sopra riportate, infatti,<br />

sembra che le qualità principali che fanno “un bravo me<strong>di</strong>co” siano certamente le competenze <strong>di</strong><br />

tipo professionale, ma soprattutto quelle che mettono in con<strong>di</strong>zione il paziente <strong>di</strong> essere curato in<br />

maniera sod<strong>di</strong>sfacente con il minimo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o denaro.<br />

Differente invece pare la concezione del me<strong>di</strong>co e dei servizi sanitari per i migranti africani.<br />

“A me sembrano bravi i me<strong>di</strong>ci, però non ci sono me<strong>di</strong>cine. Ti danno sempre la stessa cosa per il mal <strong>di</strong><br />

schiena e per altre cose. Tu vai lì, gli racconti come stai, che cos'è successo, dov'è il male; però tanto non<br />

c'è la me<strong>di</strong>cina giusta.” [M9]<br />

“Sugli ospedali ti posso <strong>di</strong>re che l’organizzazione c’è. Ci sono tanti me<strong>di</strong>ci però non ci sono gli<br />

equipaggiamenti, come computer, macchinari per le ra<strong>di</strong>ografie ecc. Non ce ne sono tante. Per fare le<br />

analisi devi aspettare perché c’è tanta gente che prima <strong>di</strong> te. Non è come qui. Mancano tanti strumenti<br />

tecnici, per questo le cose sono complicate.” [M2]<br />

I migranti descrivono con realismo e allo stesso tempo con una vena <strong>di</strong> rassegnazione la situazione<br />

sanitaria dei loro paesi <strong>di</strong> origine. Da quanto si legge , i me<strong>di</strong>ci sono impotenti <strong>di</strong> fronte alle<br />

profonde carenze strutturali del sistema sanitario. I me<strong>di</strong>ci non hanno gli strumenti necessari per<br />

poter curare adeguatamente i propri pazienti, nonostante questo gli viene riconosciuto un elevato<br />

grado <strong>di</strong> professionalità e <strong>di</strong> attenzione alle esigenze e ai problemi dei pazienti che vi si rivolgono.<br />

L'esperienza che gli intervistati fanno della malattia nel proprio paese <strong>di</strong> origine è solitamente legata<br />

ad un evento traumatico tanto che la stessa malattia viene fatta coincidere esclusivamente con esso.<br />

I migranti raccontano infatti <strong>di</strong> avere sempre vissuto in un buon stato <strong>di</strong> salute, una sorta <strong>di</strong><br />

“normalità sanitaria” rotta solamente da qualche episo<strong>di</strong>o critico dopo il quale, tuttavia, ritorna<br />

l'equilibrio precedente e la salute perduta viene recuperata.<br />

“Una volta io ero in cinta e non lo sapevo, ho preso una pastiglia per il dolore <strong>di</strong> denti e quin<strong>di</strong><br />

insomma....ho perso il bambino e sono andata in ospedale per questo motivo.” [M9]<br />

“Avevo tanto dolore e dopo 3 giorni sono andata in emergenza. Il dottore che c’era in emergenza mi ha<br />

dato la morfina. Dopo un giorno ho avuto l’allergia in tutto il corpo. Da quel giorno io non ricordo più<br />

niente, questo la domenica. Il lunedì sono entrata in coma per 10 giorni. Dopo <strong>di</strong>eci giorni io mi sono<br />

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