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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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aspettative che il migrante nutre sul loro ruolo me<strong>di</strong>co.<br />

Il “marker etnico” <strong>di</strong>viene così uno stigma che non può essere nascosto e che, associando identità<br />

reale e virtuale, produce rappresentazioni stereotipate del migrante e del suo comportamento<br />

nell'utilizzo dei sevizi sanitari. 290<br />

Inoltre, lo stereotipo che ingloba il migrante spinge le istituzioni sanitarie a verificare in<br />

continuazione il suo grado <strong>di</strong> meritevolezza perfino quando egli necessita <strong>di</strong> cure me<strong>di</strong>che. Secondo<br />

la logica della meritevolezza, gli immigrati godono <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti sociali <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza non in quanto<br />

persone e in generale, ma solamente nella misura in cui, a <strong>di</strong>fferenza dei locali, fanno mostra <strong>di</strong><br />

aderire alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> meritevolezza che la società <strong>di</strong> immigrazione stabilisce <strong>di</strong> volta in volta<br />

per loro. 291<br />

L'istituzione sanitaria <strong>di</strong>ffida del migrante, specie se irregolare, e vuole accertarsi in continuazione<br />

della verità della sua malattia. Perciò il bisogno <strong>di</strong> cura del migrante irregolare non viene assunto<br />

<strong>di</strong>rettamente in quanto tale ma deve essere certificato da parte dell'istituzione sanitaria. Il simbolo<br />

che certifica materialmente il bisogno <strong>di</strong> cura del migrante è il tesserino STP che <strong>di</strong>venta così il<br />

titolo <strong>di</strong> accesso la cui funzione <strong>di</strong> legittimazione si estende anche in casi che non devono<br />

prevederla. E' il caso delle prestazioni <strong>di</strong> pronto soccorso che dovrebbero sempre e comunque<br />

essere fornite a tutti, in<strong>di</strong>pendentemente dal possesso o meno della tessera sanitaria, <strong>di</strong> qualunque<br />

tipologia essa sia. 292<br />

Questo è ciò che ci racconta un me<strong>di</strong>co in merito alle esperienze che alcuni dei i suoi pazienti hanno<br />

avuto con i servizi <strong>di</strong> Pronto Soccorso 293<br />

“Mi è capitato con alcune donne in ginecologia che hanno rimandato in<strong>di</strong>etro perché non avevano il<br />

tesserino STP che è una cosa gravissima; c'eravamo proposti <strong>di</strong> segnalarli questi casi.(...) donne con<br />

anemie severe che poi chiami e ti rispondono: “Ah, poi noi la prendevamo…sarà stata una collega, ma io<br />

non so chi è.” Insomma un po’ <strong>di</strong> omertà ma poi, se chiami, te le trattano con i guanti, se fai la voce<br />

grossa.” [S4]<br />

290 Goffman E., Stigma, Verona, Ombre Corte, p.13<br />

291 I criteri <strong>di</strong> meritevolezza sono ufficialmente quelli della regolarità del lavoro e del permesso, in realtà risulta<br />

meritevole l'in<strong>di</strong>viduo che accetta determinate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro e non si pone in concorrenza con gli autoctoni.<br />

Non meritevole è invece il migrante regolare <strong>di</strong>soccupato, o che cerca una migliore occupazione o chi reclama i<br />

propri <strong>di</strong>ritti o chi è incapace <strong>di</strong> affrontare la precarizzazione del mercato del lavoro e la burocratizzazione delle<br />

procedure <strong>di</strong> rinnovo del permesso <strong>di</strong> soggiorno. Sul concetto <strong>di</strong> meritevolezza si veda Cozzi S., Migranti e<br />

clandestini. Questioni <strong>di</strong> confine, Roma, Sapere 2000<br />

292 Non ci è possibile fare una generalizzazione <strong>di</strong> tipo statistico in merito a quanti siano i casi nei quali ai migranti<br />

irregolari sia stato chiesto <strong>di</strong> procurarsi il tesserino STP per poter accedere alle cure <strong>di</strong> Pronto Soccorso. Tuttavia dai<br />

racconti che me<strong>di</strong>ci e migranti ci hanno reso, constatiamo che questo atteggiamento, pur non essendo formalizzato<br />

ufficialmente dalle istituzioni sanitarie citta<strong>di</strong>ne è una pratica presente e comune, anche se fortunatamente non<br />

troppo <strong>di</strong>ffusa, attuata dagli operatori sanitari.<br />

293 Altre testimonianze in merito sono presenti al capitolo 4 paragrafo 4 del presente lavoro<br />

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