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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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occupazionale orizzontale può essere considerata sostanzialmente in linea con le tendenze a livello<br />

europeo <strong>di</strong> una occupazione femminile collocata tra il 50 e il 70% nei servizi 43 , con contratti<br />

temporanei, part-time e con possibilità scarse <strong>di</strong> avanzamenti <strong>di</strong> carriera, vi è indubbiamente una<br />

<strong>di</strong>fferenza negli avviamenti lavorativi, ma certamente non solo in essi. Ne dà esemplificazione<br />

un'indagine Excelsior del 2006, 44 secondo la quale sulle 33.000 donne straniere che le imprese<br />

contano <strong>di</strong> assumere, le occupazioni da ricoprire sarebbero così <strong>di</strong>stribuite: 13.000 addette alle<br />

pulizie (altre 710 addette alle pulizie negli alberghi), 6350 cameriere, 2000 assistenti sociosanitarie<br />

presso le istituzioni e 235 presso il domicilio degli assistiti (il valore sarebbe stato sicuramente più<br />

alto se l'indagine avesse conteggiato la domanda proveniente <strong>di</strong>rettamente dalle famiglie), quasi<br />

2000 commesse, intorno alle 700 tra parrucchiere ed estetiste, 660 stiratrici, 480 addette alla<br />

segreteria, 315 cucitrici, 200 infermiere, 164 addette alla reception o ai call center, appena 134<br />

addette alla contabilità, 55 impiegate in professioni intellettuali, e 5 <strong>di</strong>rigenti. Insomma, sulle donne<br />

migranti sembra abbattersi con forza ancora maggiore la segregazione in determinati ambiti<br />

lavorativi causata anche dalla debolezza delle reti ufficiali e istituzionali per la quale moltissime<br />

donne trovano lavoro solamente grazie all'appoggio <strong>di</strong> connazionali o <strong>di</strong> altri migranti, fatto che<br />

contribuisce a rinnovare la frammentazione “entico-nazionale” del mercato del lavoro. Certamente<br />

il meccanismo della segregazione occupazionale rientra nella più ampia questione dello squilibrio <strong>di</strong><br />

genere visibile ad esempio in quella che può essere definita la femminilizzazione dei lavoratori<br />

poveri oppure nello svantaggio sofferto dalla componente femminile nell'avviamento al lavoro, che<br />

oltretutto è più penalizzata socialmente anche considerando il parametro della <strong>di</strong>soccupazione<br />

(nell'Unione Europea il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione è in me<strong>di</strong>a per gli uomini il 6,5% e per le donne il<br />

10%).<br />

Conclu<strong>di</strong>amo sottolineando come le donne immigrate in Italia siano certamente in una posizione <strong>di</strong><br />

debolezza sociale anche alla luce <strong>di</strong> due aspetti molto importanti. Il primo concerne la loro<br />

retribuzione variabile a seconda della nazionalità ( in me<strong>di</strong>a 7.136 euro all'anno, il 58% <strong>di</strong> quanto<br />

percepito dagli uomini che si attestano intorno ai 12.167 euro l'anno) 45 . Il secondo aspetto tratta<br />

invece della scarsità <strong>di</strong> tutele del lavoro caratterizzanti il settore domestico e della cura, settore che<br />

come abbiamo visto impiega la gran parte delle migranti. Con garanzie più deboli per quello che<br />

concerne, ad esempio, il licenziamento, queste occupazioni espongono sicuramente le lavoratrici<br />

più <strong>di</strong> altri, tenuto conto <strong>di</strong> quanto già detto in questa sede in merito al nesso tra contratto <strong>di</strong> lavoro<br />

e permesso <strong>di</strong> soggiorno, a situazioni <strong>di</strong> ricatto da parte del datore <strong>di</strong> lavoro.<br />

43 Eve M., Favretto A. R., Meraviglia C., Le <strong>di</strong>suguaglianze sociali, cit., p.59<br />

44 Zanfrini L., “Il lavoro”, in Fondazione Ismu, Un<strong>di</strong>cesimo Rapporto sulle migrazioni 2005, cit., p. 121.<br />

45 La classifica dei red<strong>di</strong>ti femminili in base alle provenienze è così costituita: immigrate <strong>di</strong> origine asiatica me<strong>di</strong>o<br />

orientale (9641 euro), immigrate provenienti dall'Africa settentrionale (7.042 euro), latinoamericane (7.402 euro),<br />

immigrate provenienti dall'Europa orientale (6833 euro), migranti provenienti dall'Asia orientale (6359 euro).<br />

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