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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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<strong>di</strong> sentire, <strong>di</strong> agire e <strong>di</strong> pensare, con la propria lingua, la propria religione così come con tutte le<br />

strutture sociali, politiche e mentali della propria società, poiché le prime non sono l'incorporazione<br />

delle seconde, in breve della propria cultura.” 334 Tuttavia i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Sokos non si rapportano con i<br />

propri pazienti stranieri secondo una prospettiva etnic sensivity, cioè <strong>di</strong> una prospettiva che tenga<br />

conto esclusivamente dei sistemi culturali <strong>di</strong> provenienza dei migranti. 335 Sono consapevoli infatti<br />

che l'incontro con un paziente straniero sia prima <strong>di</strong> tutto l'incontro non con una cultura ma con una<br />

persona e che “il paziente non è un'identità rigida ma una “storia <strong>di</strong> vita”, che sta affrontando un<br />

processo <strong>di</strong> transculturazione nel quale la gestione e la metabolizzazione dei cambiamenti avviene<br />

in modo lento.” 336 La variabile culturale non risulta quin<strong>di</strong> essere l'unica chiave interpretativa poiché<br />

come scrive Annamaria Rivera “senza negare l'importanza dei contesti culturali, che indubbiamente<br />

modellano la percezione <strong>di</strong> sé, le abitu<strong>di</strong>ni e la memoria, è corretto <strong>di</strong>re che gli in<strong>di</strong>vidui, all'interno<br />

<strong>di</strong> questo o quel contesto culturale determinato, sono in grado <strong>di</strong> compiere, e <strong>di</strong> fatto compiono,<br />

delle scelte, sono dunque attori <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> identificazione”. 337 I me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Sokos quin<strong>di</strong>, fanno<br />

propria un'interpretazione “allargata”della malattia che, oltre a tener conto della <strong>di</strong>fferenza culturale,<br />

pone l'accento sulla con<strong>di</strong>zione migratoria in cui sono inclusi i fattori socioeconomici e i fenomeni<br />

<strong>di</strong> tipo strutturale implicati nella riproduzione delle relazioni <strong>di</strong> dominazione e delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

svantaggio sociale. 338 Questa interpretazione mette in crisi il “dato per scontato” culturale<br />

permettendo ad entrambi i soggetti coinvolti nell'interazione <strong>di</strong> ottenere dei vantaggi.<br />

Infatti il migrante cessa <strong>di</strong> essere considerato dal me<strong>di</strong>co soltanto come “l' altro”, portatore <strong>di</strong> una<br />

specificità culturale talvolta irriducibile dalla quale non può smarcarsi. D'altra parte il me<strong>di</strong>co,<br />

attraverso l'instaurazione <strong>di</strong> una relazione con il paziente straniero che mette in luce la quoti<strong>di</strong>anità<br />

dell'esperienza migratoria la quale chiama in causa <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>mensioni tra loro intrecciate, supera un<br />

rapporto con il paziente schiacciato sulla <strong>di</strong>mensione della <strong>di</strong>versità culturale poiché lo arricchisce<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi aspetti aumentandone così la complessità. L'adozione <strong>di</strong> questa prospettiva relazionale<br />

consente al me<strong>di</strong>co, in ultima analisi, un miglioramento della capacità <strong>di</strong> risoluzione del problema<br />

<strong>di</strong> salute del paziente immigrato.<br />

334 Sayad A., La doppia assenza, cit.<br />

335 Good B., Narrare la malattia. Cit.<br />

336Mazzetti M., Livelli <strong>di</strong> incomprensione me<strong>di</strong>co-paziente straniero, in in N. Pasini, M. Picozzi (a cura <strong>di</strong>), Salute e<br />

immigrazione, un modello teorico-pratico per le aziende sanitarie, cit. p. 83<br />

337Gallissot R.,Kilani M., Rivera A., L'imbroglio etnico, Bari, Dedalo, 2001, p. 96<br />

338 Siamo consapevoli che anche questa prospettiva, quando ipotizza i fattori socioeconomici come l'unica causa della<br />

malattia del migrante rischia <strong>di</strong> trasformarlo in una sorta <strong>di</strong> passive victim. Per questo motivo è passibile <strong>di</strong><br />

numerose critiche al pari della prospettiva culturalista.<br />

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