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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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Se nel corso degli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo l'Italia è stato l'unico paese, assieme<br />

al Giappone, a non aver avuto bisogno <strong>di</strong> lavoratori stranieri per il proprio sviluppo industriale 4 ,<br />

successivamente, come sarà chiarito in seguito, soprattutto a partire dagli anni Novanta, la presenza<br />

dei lavoratori immigrati nel sistema produttivo italiano è andata assumendo una fondamentale<br />

importanza in alcuni settori produttivi e in particolari zone del paese. 5<br />

Questo fatto si spiega con le mutate con<strong>di</strong>zioni dello sviluppo economico italiano: negli anni<br />

Settanta, infatti, dalle campagne del Sud Italia stesso partivano ancora migliaia <strong>di</strong> persone in<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Germania, Francia, Belgio, Olanda e Svizzera. I migranti italiani andavano ad<br />

aggiungersi al flusso <strong>di</strong> persone provenienti dal bacino del me<strong>di</strong>terraneo, che trovavano impiego nei<br />

paesi dell'Europa centrale e settentrionale, nei settori dell'industria pesante e delle costruzioni. 6<br />

Questi movimenti <strong>di</strong> esseri umani avevano come fine l'occupazione in un mercato del lavoro<br />

altamente bisognoso <strong>di</strong> manodopera e perciò fortemente concorrenziale, tanto che ad un certo punto<br />

alcuni paesi meta <strong>di</strong> immigrazione concessero il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> rimanere al proprio interno e quello <strong>di</strong><br />

ricongiungimento con i familiari (nel 1968 le donne rappresentavano circa un quinto dei lavoratori<br />

stranieri in Europa e i tre quarti delle mogli nate all'estero svolgevano lavori retribuiti). 7<br />

Nonostante questo tipo <strong>di</strong> facilitazioni ai ricongiungimenti, che in realtà non sono mai state troppo<br />

estese, alla fine degli anni Settanta i movimenti migratori europei erano ancora costituiti da<br />

lavoratori che avevano in progetto <strong>di</strong> ritornare al paese d'origine per investire in svariati mo<strong>di</strong> il<br />

risparmio maturato col proprio lavoro all'estero.<br />

Nel 1973, tenendo conto del turnover per il quale una parte dei lavoratori stranieri ritornava in<br />

patria, il numero degli stranieri presenti in Europa nel suo insieme era <strong>di</strong> circa 11,5 milioni. 8 Questo<br />

sistema si arresta nel 1974 in seguito alla crisi economica per lo shock dell'aumento del prezzo del<br />

petrolio, che fa da volano ad uno spostamento degli investimenti verso settori e tecniche produttive<br />

caratterizzate da alta innovazione ed intensità <strong>di</strong> capitale, cosicché l'arresto del flusso migratorio<br />

Ai 3.035.144 citta<strong>di</strong>ni stranieri, sono stati aggiunti:<br />

60.000 nuovi nati nel 2006<br />

le domande presentate per assumere i lavoratori sulla base delle quote fissate nel 2006 (che non sono le 540.000<br />

conteggiate a fine provve<strong>di</strong>mento, ma 486.000 per tenere conto <strong>di</strong> quelle potenzialmente non accettate)<br />

Visti rilasciati per ricongiungimento familiare 82..330<br />

Visti rilasciati per stu<strong>di</strong>o 19.604<br />

Risulta una presenza stimata come ipotesi massima <strong>di</strong> 3. 690.000 citta<strong>di</strong>ni stranieri.<br />

Caritas/Migrantes, XV Dossier Statistico Immigrazione, Roma, IDOS, 2005, p. 89.<br />

4 In questo periodo, infatti, lo sviluppo industriale italiano si è servito della manodopera fornita dalle migrazioni<br />

interne le quali hanno coinvolto tra la metà degli anni Cinquanta e gli inizi degli anno Settanta più <strong>di</strong> nove milioni <strong>di</strong><br />

Italiani, che emigravano dalle regioni centro-meri<strong>di</strong>onali a quelle settentrionali con un progetto migratorio<br />

definitivo.<br />

5 Reyneri E., Sociologia del mercato del lavoro, <strong>Bologna</strong>, Il Mulino, 2002, p. 379.<br />

6 Questa fase delle migrazioni internazionali viene classificata come fase for<strong>di</strong>sta o neo liberale. Zanfrini L.,<br />

Sociologia delle migrazioni, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 44.<br />

7 Harris N., I nuovi intoccabili, Milano, Il Saggiatore, 2000, p. 25.<br />

8 Ibidem.<br />

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