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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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3.1 Il <strong>di</strong>segno della ricerca.<br />

CAPITOLO 3<br />

PREMESSA METODOLOGICA<br />

Ogni stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> scienze sociali deve, nel suo lavoro,<br />

essere il proprio metodologo e il proprio teorico,<br />

il che vuol <strong>di</strong>re semplicemente che deve essere un<br />

“maestro intellettuale”.<br />

(Charles. Wright. Mills) 199<br />

Nel corso <strong>di</strong> questo capitolo, intendo esporre le <strong>di</strong>rettrici metodologiche e teoriche sulle quali è stata<br />

costruita la ricerca empirica. 200 Nella prima parte illustrerò la metodologia impiegata anche<br />

attraverso un'accurata descrizione delle tecniche <strong>di</strong> ricerca messe in campo e <strong>di</strong> pari passo motiverò<br />

in termini teorici le scelte effettuate.<br />

Il mio interesse per il tema del complesso del rapporto tra salute e migrazione, un aspetto che<br />

all'interno della letteratura italiana sulle migrazioni ricopre uno spazio se non marginale certamente<br />

meno esteso dal punto <strong>di</strong> vista degli stu<strong>di</strong> prodotti rispetto ad altri ambiti del fenomeno migratorio,<br />

ha tratto grande ispirazione dalla lettura <strong>di</strong> un saggio scritto da Abdelmalek Sayad intitolato “ La<br />

malattia, la sofferenza e il corpo.” 201 In esso il sociologo algerino compie un'approfon<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>samina<br />

dei mutamenti nell'esperienza della malattia, della sofferenza e del corpo che avvengono nell'<br />

emigrazione con tutte le loro ricadute sulla con<strong>di</strong>zione dell'immigrato anche quando questi decide,<br />

volontariamente o meno, <strong>di</strong> tornare nel paese <strong>di</strong> origine. Sayad propone una visione della malattia<br />

come incorporazione stessa dell'esperienza migratoria. La malattia in migrazione <strong>di</strong>viene la<br />

traduzione del malessere indefinibile provocato dall'abbandono della vecchia routine. Egli sostiene<br />

inoltre che il corpo dell'immigrato, principale mezzo <strong>di</strong> espressione della malattia, <strong>di</strong>venta il luogo<br />

<strong>di</strong> uno scontro irrisolvibile tra l'istituzione me<strong>di</strong>ca – simbolo dell'intera società- e l'immigrato,<br />

rendendo manifesto lo squilibrio <strong>di</strong> potere nella relazione che li lega.<br />

Tengo subito a precisare che la ricerca da me effettuata non non vuole proporsi come una convalida<br />

delle tesi esposte in questo saggio; d'altra parte questa operazione risulterebbe quanto meno<br />

azzardata da un punto <strong>di</strong> vista metodologico. Sayad infatti sviluppa le sua riflessioni a partire dallo<br />

199 Mills C. W., L'immaginazione sociologica, Milano, Il Saggiatore, 1995, p.131<br />

200 In questo capitolo si è preferito utilizzare nelle narrazione la prima persona singolare piuttosto che espressioni<br />

impersonali. Ciò con il fine <strong>di</strong> rendere maggiormente chiari ed espliciti al lettore la presenza del ricercatore e il ruolo<br />

da esso giocato nelle <strong>di</strong>verse fasi della ricerca.<br />

201Questo scritto appartiene alla raccolta <strong>di</strong> saggi intitolata “La doppia assenza. Dalle illusioni dell'immigrato alle<br />

sofferenze dell'immigrato”. Sayad A., La doppia assenza. Dalle illusioni dell'emigrato alle sofferenze<br />

dell'immigrato, Milano, Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore, 2002.<br />

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