Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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come orientarsi tra i servizi sanitari gli permette <strong>di</strong> raggiungere un livello <strong>di</strong> conoscenza tale da<br />
influire sull'accrescimento del proprio grado <strong>di</strong> autonomia in<strong>di</strong>viduale. Autonomia e conoscenza<br />
sono i requisiti necessari affinché l'in<strong>di</strong>viduo riesca a gestire in prima persona e consapevolmente la<br />
propria salute e possa far fronte agli ostacoli ad un affettivo go<strong>di</strong>mento del <strong>di</strong>ritto alla salute.<br />
Per Sokos il <strong>di</strong>ritto alla salute dei migranti irregolari riveste un'importanza fondamentale,<br />
testimoniata nella quoti<strong>di</strong>anità organizzativa da una serie <strong>di</strong> pratiche che rompono la logica<br />
documenti- <strong>di</strong>ritti. 304 Così due operatori sanitari, rispettivamente un me<strong>di</strong>co e una segretaria,<br />
ragionano attorno a questo tema.<br />
“(...) perché magari a volte certifichiamo cose che magari non potremmo certificare, sconfinando<br />
nell'illegalità, senza magari accorgercene...però è vero che se uno è clandestino è automaticamente<br />
in<strong>di</strong>gente: se dobbiamo fare gli ipocriti, allora facciamolo bene, fino alla fine, perché se uno è clandestino<br />
tu non lo ve<strong>di</strong>, lui non lavora e quin<strong>di</strong> non c'ha i sol<strong>di</strong>. Però se si ammala e ha bisogno <strong>di</strong> fare gli esami e<br />
non te li può pagare, tu glieli devi dare lo stesso.” [S4]<br />
“(...) la cosa che mi dà più fasti<strong>di</strong>o è avere queste persone qua davanti e dovergli fare l’interrogatorio,<br />
perché mi metto un pochino nei loro panni. Delle volte, quando non capisco il loro nome, faccio anche<br />
fatica a chiedergli il documento gli <strong>di</strong>co “Guarda, mi serve solo per scrivere nome e cognome nella<br />
cartella clinica”.[ S1]<br />
Non ci addentriamo nel merito delle questioni esposte dal personale intervistato. Tuttavia non<br />
possiamo esimerci dall'osservare che le azioni sopra descritte contengono un forte elemento <strong>di</strong><br />
rottura delle logiche che regolano il rapporto tra migranti e società <strong>di</strong> immigrazione. Non chiedere<br />
un documento <strong>di</strong> riconoscimento quando si compilano i moduli che consentono <strong>di</strong> accedere al<br />
proprio servizio me<strong>di</strong>co ha un significato molto chiaro: vuol <strong>di</strong>re che il <strong>di</strong>ritto alla salute, che<br />
coincide con quello alle cure, ha prima <strong>di</strong> tutto una valenza universale e si traduce nella possibilità<br />
per ogni in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> accedervi senza alcun tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminate. Allo stesso modo certificare lo<br />
stato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genza dei migranti irregolari pur non avendo gli strumenti per verificarlo, porta con sé<br />
la rottura <strong>di</strong> due logiche: la prima è quella che sottende ad una concezione “residuale” dei servizi <strong>di</strong><br />
assistenza che si basa sul criterio della prova dei mezzi. La seconda logica che viene messa in crisi è<br />
quella che confina i migranti irregolari all'invisibilità sociale (e in più scarica su <strong>di</strong> essi i costi delle<br />
loro malattia) e allo stesso tempo mette al lavoro queste donne e uomini “invisibili” in occupazioni<br />
ad alta intensità <strong>di</strong> lavoro e che spesso danneggiano la loro salute.<br />
304 E' possibile trovare una trattazione più completa ed approfon<strong>di</strong>ta delle finalità ideali <strong>di</strong> Sokos al capitolo 4<br />
paragrafo 2<br />
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