Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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stu<strong>di</strong>o dell'immigrazione algerina in Francia negli anni '70, un'immigrazione <strong>di</strong> lungo corso<br />
costituita prevalentemente da giovani uomini e che si <strong>di</strong>spiega lungo l'asse <strong>di</strong> un robusto rapporto <strong>di</strong><br />
dominio coloniale che aveva legato le due nazioni. Nel nostro caso, come avremo modo <strong>di</strong> vedere<br />
più in specifico nelle pagine seguenti, i migranti che accedono alle cure me<strong>di</strong>che dell'Associazione<br />
Sokos in questo momento storico sono in prevalenza donne provenienti dai paesi dell'Est Europa<br />
privi <strong>di</strong> un passato coloniale che li lega all'Italia. Nonostante queste <strong>di</strong>fferenze, chi scrive ha<br />
costantemente tratto ispirazione nel corso <strong>di</strong> tutta la ricerca dalle riflessioni del sociologo algerino<br />
rendendole sovente il punto <strong>di</strong> partenza per sviluppare le proprie.<br />
A questo punto approntiamo una prima definizione dell'oggetto della ricerca, definizione che si<br />
andrà via via approfondendo e ampliando nel corso <strong>di</strong> questa trattazione. All'interno della più<br />
generale questione del rapporto salute-migrazione, la mia attenzione si è <strong>di</strong>retta allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un<br />
caso specifico: l'ambulatorio dell'Associazione Sokos che fornisce assistenza me<strong>di</strong>ca ai migranti<br />
irregolari. In altre parole, nello stu<strong>di</strong>are le interazioni sociali tra i migranti e questa organizzazione<br />
me<strong>di</strong>ca, il mio proposito è quello <strong>di</strong> descrivere come si concretizza il rapporto tra il migrante, la<br />
presenza o l'assenza <strong>di</strong> salute o <strong>di</strong> malattia e l'istituzione me<strong>di</strong>ca, specie nella fase <strong>di</strong> accesso al<br />
servizio sanitario. Indagare questo rapporto significa primariamente ricostruire il set <strong>di</strong> significati<br />
che ogni attore sociale elabora interagendo con gli altri attori sociali e <strong>di</strong> rimando in<strong>di</strong>viduare le<br />
affinità e le <strong>di</strong>vergenze tra i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare il mondo, nonché gli squilibri <strong>di</strong> potere che<br />
forniscono a una delle parti la capacità <strong>di</strong> imporre la sua definizione della situazione (quest'ultimo<br />
aspetto, almeno in questa fase della ricerca, non può che essere un ipotesi). Da qui sorge la necessità<br />
<strong>di</strong> immergersi pienamente nel mondo sociale. Questa opzione mi ha in<strong>di</strong>rizzato verso la scelta del<br />
metodo etnografico, ad avviso <strong>di</strong> chi scrive il più adeguato a cogliere e a comprendere da una<br />
prospettiva micro-sociologica il <strong>di</strong>spiegarsi delle relazioni e delle interazioni tra gli attori sociali.<br />
Questo modo <strong>di</strong> operare è contiguo a quanto teorizzato dalla scuola sociologica <strong>di</strong> Chicago e<br />
riassunto nel famoso precetto che esorta a “scendere per le strade e guardarsi intorno” 202 , da<br />
considerarsi come un invito ad usare i sensi come uno strumento in<strong>di</strong>spensabile per stu<strong>di</strong>are la<br />
quoti<strong>di</strong>anità , invito che chi scrive ha inteso fare proprio.<br />
Lo sguardo che dovrebbe contrad<strong>di</strong>stinguere una ricerca etnografica è uno sguardo stupito su<br />
qualsiasi acca<strong>di</strong>mento che un ricercatore si trovi <strong>di</strong> fronte. Tuttavia esso non deve <strong>di</strong>ventare<br />
fanciullesco ed ingenuo ma si deve comporre <strong>di</strong> soli<strong>di</strong> presupposti teorici e, per quanto possibile, <strong>di</strong><br />
esperienza costituita da ricerche pregresse. 203<br />
202 Madge J., Lo sviluppo dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca empirica in sociologia, <strong>Bologna</strong>, il mulino, 1966, p. 124<br />
203 Dal Lago A. De Biasi R. , Un certo sguardo,Roma-Bari, Laterza, 2002<br />
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