Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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classe sociale che lo connotano socialmente.<br />
In tutte le interviste fatte al personale me<strong>di</strong>co ed amministrativo <strong>di</strong> Sokos, uno dei temi trattati è<br />
stato quello del racconto della propria storia dentro i Sokos per giungere alla definizione delle<br />
motivazioni alla base del proprio operato e al significato ad esso attribuito.<br />
I me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Sokos mostrano una ra<strong>di</strong>cata consapevolezza della loro pratica me<strong>di</strong>ca che si fonda su<br />
una concezione della me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong>fferente da quella presente nelle strutture sanitarie pubbliche <strong>di</strong> cui<br />
hanno fatto esperienza.<br />
“Forse mi piace perché risponde un po’ a come vedo io il fare il me<strong>di</strong>co. Lo vedo come un rapporto con<br />
una persona, non con un numero, non una cosa con l’orologio che ti aspetta a che ti <strong>di</strong>ce che devi visitare<br />
in 10 minuti come succede negli ospedali. E poi prendere in mano la persona ed aiutarla, accompagnarla<br />
in quello che è il suo cammino <strong>di</strong> malattia. Io la vedo così. Io mi sono licenziata due anni fa dall’ospedale<br />
proprio per questo perché ti imponevano delle cose che andavano al <strong>di</strong> là del rispetto dell’uomo, della<br />
qualità del lavoro, <strong>di</strong> tutto quanto.” [S2]<br />
Secondo le considerazioni espresse da questo me<strong>di</strong>co donna la pratica me<strong>di</strong>ca acquisisce senso solo<br />
se si fonda su una vera interazione con il paziente. La persona assume un ruolo centrale e la sua<br />
salute deve <strong>di</strong>ventare l'unico riferimento valoriale ed operativo per il me<strong>di</strong>co. Secondo tale<br />
prospettiva il me<strong>di</strong>co non si deve limitare, come una sorta <strong>di</strong> agente esterno, a curare la malattia del<br />
malato ma lo deve seguire passo dopo passo, “accompagnare” ci <strong>di</strong>ce la nostra intervistata, fino alla<br />
auspicabile risoluzione del suo problema <strong>di</strong> salute. In questo caso non è la patologia l'elemento più<br />
importante ma il paziente, colui che soffre <strong>di</strong>rettamente a causa della malattia. Modo <strong>di</strong> interpretare<br />
il rapporto con il paziente si contrappone, a detta del me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Sokos, con quello proprio <strong>di</strong> altre<br />
organizzazioni sanitarie che, per ottimizzare il servizio, puntano a tagliare i costi dove questi<br />
sembrano essere più superflui, ossia nel tempo da de<strong>di</strong>care ai pazienti.<br />
Le considerazioni dei me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Sokos toccano anche l'operato dei me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base.<br />
“Sai, ormai, io avendo lavorato tanto facendo il me<strong>di</strong>co in ospedale mi sono resa conto tanto <strong>di</strong> come il<br />
me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base spesso, non <strong>di</strong>co sempre, delega agli altri, agli specialisti. Cioè non si fa più il me<strong>di</strong>co<br />
come una volta: che tu ti pren<strong>di</strong> la persona e la guar<strong>di</strong> nel suo insieme. Cosa che realmente ormai succede<br />
pochissimo. Il gastroenterologo ti guarda solo lo stomaco, il pneumologo sono i polmoni, il car<strong>di</strong>ologo<br />
solo il cuore. Nessuno che si prenda la briga <strong>di</strong> <strong>di</strong>re “tu questi problemi ce li hai perché c’è un unico<br />
problema”. Questo per me è il modo <strong>di</strong> fare il me<strong>di</strong>co. Poi, dove non arrivo devo per forza…” [S2]<br />
Ciò che l'intervistata evidenzia è la trasformazione del ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co del base il quale non sembra<br />
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