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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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Questo racconto è emblematico poiché il punto <strong>di</strong> vista che esprime, quello del paziente straniero<br />

che si rapporta al me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Sokos, è esattamente speculare a quello del personale me<strong>di</strong>co. Al suo<br />

interno infatti si ritrovano alcuni elementi comuni. Primo fra tutti la <strong>di</strong>sponibilità dei me<strong>di</strong>ci a<br />

mettere da parte l'etnocentrismo linguistico, ossia la pretesa che i migranti parlino del loro stato <strong>di</strong><br />

salute unicamente in lingua italiana. Dal racconto del migrante traspare evidentemente il senso <strong>di</strong><br />

tranquillità insito nella sua relazione con il me<strong>di</strong>co, poiché egli ha l'opportunità <strong>di</strong> esprimere i suoi<br />

sentimenti, <strong>di</strong> raccontare la sua malattia e tutto ciò che ad essa è collegato con le parole <strong>di</strong> una<br />

lingua che gli è familiare. In questo modo il paziente straniero percepisce il suo rapporto con il<br />

me<strong>di</strong>co come più spostato verso un piano paritario, riscoprendo una sorta <strong>di</strong> spontaneità e<br />

naturalezza dell'interazione verbale, visto che almeno le <strong>di</strong>fficoltà linguistiche non lo costringono a<br />

rimarcare continuamente la sua “inadeguatezza” ad esprimersi secondo criteri previsti dalla cornice<br />

che definisce l'interazione me<strong>di</strong>ca. Inoltre il migrante ci riferisce della sua strategia usata per<br />

interagire con l'intera organizzazione me<strong>di</strong>ca (che è quella più frequentemente utilizzata anche dagli<br />

altri pazienti): l'utilizzo <strong>di</strong> un traduttore. Servirsi <strong>di</strong> un conoscente connazionale che possiede abilità<br />

linguistiche superiori alle proprie sembra essere una delle chiavi più utilizzate per risolvere i<br />

problemi <strong>di</strong> incomprensione linguistica. La funzione dell'interprete è valutata positivamente sia dal<br />

migrante che dal me<strong>di</strong>co che lo ha in cura. L'interprete risparmia ai due attori un grande <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> energie, infonde sicurezza al paziente e permette al me<strong>di</strong>co una migliore <strong>di</strong>agnosi poiché<br />

vengono limitati i frainten<strong>di</strong>menti causati dalle incomprensioni linguistiche. 319 Il ricorso a questa<br />

pratica è solitamente limitato nel tempo e cessa quando il migrante acquisisce le abilità linguistiche<br />

sufficienti a gestire autonomamente e in maniera sod<strong>di</strong>sfacente l'interazione con il me<strong>di</strong>co.<br />

Se le criticità <strong>di</strong> tipo linguistico sono rilevate sia dai me<strong>di</strong>ci che dai migranti, altre criticità vengono<br />

menzionate esclusivamente dal personale me<strong>di</strong>co mentre le stesse non compaiono nei resoconti dei<br />

migranti intervistati i quali, nel parlare del loro rapporto con i me<strong>di</strong>ci, riferiscono esclusivamente<br />

dell'elevato grado <strong>di</strong> competenza e <strong>di</strong> professionalità caratterizzanti l'operare me<strong>di</strong>co.<br />

La <strong>di</strong>scrasia <strong>di</strong> rappresentazioni che si riscontra nei racconti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e pazienti è tanto più evidente<br />

se si esaminano i loro contenuti, tra loro strettamente connessi: la percezione <strong>di</strong>storta dei sintomi e<br />

la conseguente definizione <strong>di</strong>storta della malattia, la richiesta eccessiva <strong>di</strong> cure, l'uso <strong>di</strong>sinvolto dei<br />

farmaci e in generale delle cure prescritte.<br />

Per ciascuno dei no<strong>di</strong> tematici in<strong>di</strong>viduati, riporto qui <strong>di</strong> seguito i brani delle interviste ai me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

319 Gli stessi me<strong>di</strong>ci non mancano <strong>di</strong> sottolineare tuttavia quello che sembra essere il deficit principale della presenza<br />

<strong>di</strong> un traduttore nel corso della visita me<strong>di</strong>ca: la mancanza <strong>di</strong> privacy . Essa determina inoltre l'eventuale controllo<br />

sulle rappresentazioni della propria malattia fornite dal paziente, le quali si vedono sottoposte ad un doppio<br />

controllo: quello del sapere me<strong>di</strong>co e quello delle norme sociali della cultura <strong>di</strong> origine.<br />

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