Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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A monte del bisogno <strong>di</strong> essere curato che il migrante irregolare esprime, sta la verifica istituzionale<br />
della sua verità. Il migrante è prima <strong>di</strong> tutto uno straniero ossia “un elemento del gruppo stesso<br />
( non <strong>di</strong>versamente dal povero e dagli altri nemici esterni) la cui posizione immanente e <strong>di</strong> membro<br />
implica contemporaneamente un <strong>di</strong> fuori e un <strong>di</strong> fronte” 294 e a causa <strong>di</strong> questa sua posizione<br />
ambigua egli è e rimane prima <strong>di</strong> tutto un nemico. Questa definizione incide negativamente sulla<br />
logica della risposta automatica della cura me<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> fronte ad un bisogno <strong>di</strong> salute, rendendola<br />
meno imme<strong>di</strong>ata. Nei confronti del migrante <strong>di</strong>viene <strong>di</strong> primaria importanza accertarsi che egli non<br />
menta, che non sottragga risorse collettive senza averne il “<strong>di</strong>ritto”. Il rapporto tra istituzioni<br />
sanitarie e migranti è intriso <strong>di</strong> una <strong>di</strong>ffidenza reciproca. Da parte istituzionale il migrante viene<br />
appunto considerato come un in<strong>di</strong>viduo incapace <strong>di</strong> utilizzare in maniera appropriata i servizi<br />
sanitari a causa della sua irriducibile specificità culturale che lo porterebbe tra l'altro ad esagerare i<br />
sintomi della sua malattia e a mantenere un atteggiamento aggressivo con il personale me<strong>di</strong>co. Da<br />
parte dei migranti la <strong>di</strong>ffidenza nasce spesso semplicemente dal non sentirsi curati adeguatamente e<br />
al pari degli autoctoni.<br />
Le pratiche appena descritte possono anche essere lette come delle barriere che ostacolano l'accesso<br />
dei migranti ai servizi sanitari, nello specifico a quello <strong>di</strong> pronto soccorso, pur senza impe<strong>di</strong>rne<br />
<strong>di</strong>rettamente l'utilizzo. 295<br />
Per far fronte a queste <strong>di</strong>fficoltà, i migranti mettono in campo quando possibile delle strategie per<br />
scavalcare queste barriere, <strong>di</strong>mostrandosi in tal modo dei soggetti che non rimangono ingabbiati in<br />
processi <strong>di</strong> auto vittimizzazione, ma capaci <strong>di</strong> attivare le risorse in loro possesso con esiti positivi.<br />
Come ci racconta un'altra intervistata:<br />
“Allora io ho chiamato <strong>di</strong> nuovo l’avvocato. Lui è venuto e <strong>di</strong> nuovo sono passata con il suo aiuto (...) lui<br />
è mio amico, è una persona che conoscono tutti. Lui ha 80 anni e tutta la sua famiglia, dal bisnonno, sono<br />
avvocati. Io lo conosco perché ho lavorato in una famiglia <strong>di</strong> suoi amici. Lui è come un padre. E’ venuto<br />
proprio lì, abita vicino…poverino, con i suoi anni, è venuto lì che suo nipote lavora lì in oncologia, e mi<br />
hanno lasciato passare. Altrimenti andavo a casa.” [M7]<br />
In questo caso la migrante riesce, grazie esclusivamente all'intervento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> un<br />
autoctono a crearsi un “accesso facilitato” alle prestazioni sanitarie <strong>di</strong> cui abbisogna. Possiamo<br />
294 Simmel G., Socilogia, Millano, Comunità, 1989, p.580<br />
295 Tuttavia non è da escludere una influenza <strong>di</strong> queste barriere sull'incremento della “<strong>di</strong>spersione sanitaria” che tocca i<br />
migranti. Essa deriva in gran parte dall'incomprensione delle logiche me<strong>di</strong>che e <strong>di</strong> quelle del sistema sanitario che<br />
aumenta con le esperienze poco felici <strong>di</strong> contatto con i servizi sanitari. Ciò genera nel migrante frustrazione e<br />
rinuncia a continuare le cure fino a giungere all’abbandono dell’idea stessa <strong>di</strong> cura. Per un approfon<strong>di</strong>mento sul<br />
concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione sanitaria si veda il paragrafo 5.3.<br />
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