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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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protezione sociale spettanti agli autoctoni. 310<br />

Un me<strong>di</strong>co mi spiega ulteriormente che a volte il suo intervento nei riguar<strong>di</strong> delle strutture<br />

sanitarie alle quali ha in<strong>di</strong>rizzato i suoi pazienti è determinante per consentire loro un accesso<br />

effettivo alle cure sanitarie<br />

“ Per <strong>di</strong>rti, io stamattina ho litigato, ho litigato con la me<strong>di</strong>cina nucleare per un esame che avevo<br />

prenotato per una persona, per una scintigrafia amiocar<strong>di</strong>ca. Mi hanno detto “Ah, tra due o tre settimane<br />

E’ passato più <strong>di</strong> un mese, non mi hanno richiamato. Allora: un’ora per prendere la linea, Al S. Orsola-<br />

Malpighi, un’ora per prendere la linea. Poi si passano da una all’altra parte, che non si capisce bene che<br />

giri debbano fare. Poi ti pigliano per il culo perché ti <strong>di</strong>cono “Ma ci vuole un mese”, “Ma è già passato!”<br />

“Ah, ma deve chiamare dalle un<strong>di</strong>ci e mezza a mezzogiorno”. Allora, io sono italiana, mi incazzo, poi mi<br />

presento come me<strong>di</strong>co allora incomincino un attimo a correre un pochino <strong>di</strong> più e poi finalmente dopo<br />

una mezzora sono riuscita a risolvere il problema. Telefona lo straniero, poveretto, cosa fa? Cioè,<br />

immedesimati! Come fa, cosa fa, che lo mandano a destra e a sinistra. Delle volte arrivano qua che non<br />

hanno fatto niente “Mi hanno mandato qua, mi hanno mandato giù, mi hanno mandato su”. C’è anche<br />

menefreghismo, la voglia <strong>di</strong> non spiegare, cioè se io a te italiano ti <strong>di</strong>co “Devi andare là, vai lì, chie<strong>di</strong><br />

dell’MTS”, Io allo straniero glielo devo scrivere “Devi andare in via Massarenti, portone grande, sali il<br />

primo piano, giri a destra, c’è un cartello MTS, aspetti dalle sette e mezza alle…” Glielo devi spiegare,<br />

perché lui non può capire come te. Stessa cosa se io vado in un paese straniero e mi <strong>di</strong>cono “Vai qua, là<br />

ecc.” Non ho capito un cazzo. Se uno si mette lì e gli spiega un attimo le cose…” [S3]<br />

Questa intervista descrive l’agire del me<strong>di</strong>co che con decisione si fa carico in prima persona <strong>di</strong><br />

assicurare un’adeguata cura al paziente. Il tono irruento e il linguaggio colorito utilizzato nel dare<br />

un quadro delle <strong>di</strong>fficoltà che i migranti incontrano nell’interagire con le strutture sanitarie<br />

pubbliche, denota una netta presa <strong>di</strong> posizione contro la burocrazia sanitaria incapace <strong>di</strong> capire le<br />

peculiarità dell’utenza straniera. Tali peculiarità il più delle volte non sembrano fondarsi su<br />

insormontabili <strong>di</strong>fferenze culturali ma solo sull’esigenza <strong>di</strong> interagire con dei servizi che spieghino<br />

chiaramente al migrante le modalità del loro utilizzo.<br />

Per questa ragione il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Sokos decide <strong>di</strong> agire <strong>di</strong>rettamente mettendo in campo la risorsa<br />

simbolica della sua appartenenza all’autorità me<strong>di</strong>ca come mezzo con il quale monitorare l’effettivo<br />

accesso ai percorsi <strong>di</strong> cura.<br />

Ho definito questa forma <strong>di</strong> azione come “azione sanitaria <strong>di</strong>retta”. Essa ha le medesime finalità <strong>di</strong><br />

310 Vorrei comunque evidenziare il carattere non deterministico <strong>di</strong> questo ragionamento. Esso infatti tiene comunque<br />

conto dell’importanza <strong>di</strong> quelle che vengono definite come “reti etniche” e che possono rivelarsi un adeguato<br />

supporto sociale offerto dalla comunità <strong>di</strong> immigrati per permettere al singolo in<strong>di</strong>viduo o al suo nucleo familiare <strong>di</strong><br />

superare i momenti <strong>di</strong> crisi.<br />

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