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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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della gravità della sua patologia, ma perché attraverso il tesserino STP viene riconosciuta come<br />

irregolare e quin<strong>di</strong> evidentemente destinataria <strong>di</strong> un trattamento <strong>di</strong>versificato rispetto agli altri<br />

pazienti. Il secondo migrante intervistato sostiene, sicuramente con molta enfasi, <strong>di</strong> non aver<br />

ricevuto adeguate cure me<strong>di</strong>che poiché privo <strong>di</strong> documenti. La terza intervistata racconta l'episo<strong>di</strong>o<br />

certamente più grave, nel quale si possono in<strong>di</strong>viduare chiaramente degli atteggiamenti <strong>di</strong> stampo<br />

razzista assunti dal personale me<strong>di</strong>co che sembra venir meno ad<strong>di</strong>rittura al compito <strong>di</strong> fornirle delle<br />

cure adeguate. Nel suo racconto si mostra anche chiaramente, nell'intervento autoritario e <strong>di</strong>spotico<br />

delle forze <strong>di</strong> polizia, la totale assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti a cui i migranti irregolari sono soggetti.<br />

Ciò che accomuna queste tre esperienze è la <strong>di</strong>fferenza con cui gli operatori dei servizi sanitari si<br />

sono rapportati ai migranti irregolari. Tale <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> trattamento è attuata sotto il segno della<br />

inferiorizzazione, è legittimata dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> irregolarità dei migranti che rende fattiva la<br />

possibilità per gli operatori sanitari <strong>di</strong> riposizionarsi nell'interazione con il paziente secondo livelli<br />

minori <strong>di</strong> deferenza 288 . Una prima lettura <strong>di</strong> questo fenomeno ci può portare a spiegarlo ricorrendo<br />

ad una definizione che grava sui migranti che utilizzano i servizi <strong>di</strong> Pronto Soccorso: essi sono<br />

“pazienti scomo<strong>di</strong>” 289 . Nell'interpretazione fornitaci da Attila Bruni, i migranti sono pazienti<br />

scomo<strong>di</strong>, a detta del personale me<strong>di</strong>co, sostanzialmente per due motivi: il primo è che essi non sono<br />

a conoscenza delle regole dell'interazione con l'organizzazione me<strong>di</strong>ca e rischiano con le loro azioni<br />

“non filtrate” <strong>di</strong> mettere a nudo i lati nascosti dell'organizzazione. In secondo luogo i migranti<br />

tenderebbero ad usare il servizio <strong>di</strong> Pronto Soccorso in maniera impropria, ossia per prestazioni<br />

me<strong>di</strong>che non urgenti e a carattere ambulatoriale. A proposito <strong>di</strong> questo secondo aspetto, occorre<br />

notare che l'utilizzo improprio fatto dai migranti irregolari coincide con quello dei migranti regolari<br />

e con quello degli stessi italiani. Sosteniamo che la conseguenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> questa definizione è che<br />

attorno ai migranti si sviluppano tutta un serie <strong>di</strong> credenze e rappresentazioni che chiamano in causa<br />

non solamente il loro comportamento nel servizio ospedaliero, ma anche la costruzione sociale del<br />

ruolo del migrante. Il migrante irregolare viene considerato qualcuno che non ha il titolo per essere<br />

presente sul territorio nazionale, un in<strong>di</strong>viduo che porta quoti<strong>di</strong>anamente la colpa della sua<br />

presenza, frutto della sua originaria colpa per aver infranto le regole <strong>di</strong> ingresso. L'attributo della<br />

devianza <strong>di</strong>venta un tratto totalizzante, fino a <strong>di</strong>ventare l'unico attributo evidente dell'identità<br />

in<strong>di</strong>viduale e sociale del migrante stesso. Di conseguenza, può accadere che quando gli operatori<br />

sanitari si trovino ad interagire faccia a faccia con un migrante irregolare ne notino quasi<br />

esclusivamente il suo essere deviante e perciò lo trattino nei fatti come tale, sentendosi liberi <strong>di</strong><br />

abbassare il livello <strong>di</strong> deferenza nei suoi riguar<strong>di</strong> e <strong>di</strong> evitare <strong>di</strong> rispondere adeguatamente alle<br />

288 Goffman E., Il rituale dell'interazione, <strong>Bologna</strong>, Il Mulino, 1988, p. 61<br />

289 Bruni. A., Fasol R., Gherar<strong>di</strong> s., L'accesso ai servizi sanitari, Roma, Carocci, 2007, p. 102<br />

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