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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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“Io sono clandestino, non ho mai lavorato in modo regolare. Non c’è la tranquillità nella mia vita: una<br />

volta ti svegli alle 5 della mattina, una volta lavori tutta la notte, fa freddo e ti pren<strong>di</strong> l’influenza, una<br />

volta lavoro troppo con le scatole da scaricare e ti fai male alla schiena, hai l’allergia per la polvere... Poi<br />

a volte quando torno a casa e finisco il lavoro, non riesco e dormire. E’ <strong>di</strong>fficile non dormire per tre<br />

giorni, e quando vado al lavoro è <strong>di</strong>fficile…non so perché. Ero nervoso.” [M1]<br />

“Io per quasi 30 anni non ho mai visto il me<strong>di</strong>co, quando sono arrivata qui a 32 anni, per il tempo, credo,<br />

per l'umi<strong>di</strong>tà ,per gli alberi che ci sono in città, che mi fanno fare l'allergia...è cominciato tutto. Anche con<br />

il lavoro che faccio,faccio un po' fatica perché, sai, con la pulizia usi i prodotti per pulire i bagni e magari<br />

anche questo causa l'allergia..” [M3]<br />

“Secondo me questo problema è venuto delle cose <strong>di</strong> lavoro, dalle cose <strong>di</strong> lavoro perché ho fatto circa<br />

duemila metri quadri <strong>di</strong> auto bloccanti, hai presente? Una specie <strong>di</strong> pavimento che metti sul marciapiede.<br />

A Zola Predosa. Allora ho lavorato lì per un mese e mezzo, due mesi. Però era un lavoro pesante anche se<br />

io li mettevo giù solamente. Però stavo sempre piegato. Secondo me è venuto dallo sforzo, perché sempre<br />

a piegarsi... E’ venuto dallo sforzo. Per quei mesi ho lavorato sempre in ginocchio, allora poi ho<br />

cominciato a sentire, a settembre quando è finito, a sentire un po’ male.” [M14]<br />

Queste tre interviste ci mettono <strong>di</strong> fronte alla relazione tra le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e quelle <strong>di</strong> salute<br />

degli immigrati irregolari. 281 Da questa relazione emerge chiaramente come la loro esistenza sia<br />

attraversata da una grande precarietà che mina profondamente il loro benessere psicofisico. E'<br />

evidente che essi sono gli uomini e le donne che nei processi produttivi dove sono impiegati,<br />

svolgono le mansioni più gravose anche e soprattutto perché la loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> clandestinità,<br />

implicante la totale assenza <strong>di</strong> qualsiasi tutela giuri<strong>di</strong>ca, li espone più <strong>di</strong> altri a ricatti e a forme <strong>di</strong><br />

sfruttamento, cosicché la gravosità del lavoro ricade sui loro corpi anche sotto forma <strong>di</strong> problemi<br />

fisici.<br />

Visto che la composizione degli intervistati era costituita prevalentemente da donne provenienti<br />

dall'Est Europa la maggior parte delle quali impiegata nell'assistenza a persone anziane, meritano un<br />

approfon<strong>di</strong>mento le relazioni che intercorrono tra queste donne migranti, il loro lavoro e il loro stato<br />

<strong>di</strong> salute psicofisica. Qui <strong>di</strong> seguito riportiamo quanto riferitomi in sede <strong>di</strong> intervista da due donne<br />

moldave le quali riflettono in specifico proprio su questo tema.<br />

“Ho avuto casi che, sai com’è, con le persone anziane devi avere pazienza. Devi avere imparato la<br />

281 Non ci <strong>di</strong>lunghiamo qui in una descrizione sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro dei migranti, sia regolari che non, in<br />

Italia,operazione che abbiamo tentato <strong>di</strong> fare nel capitolo 1 ai paragrafi 3 e 4.<br />

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