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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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essere trattati”. 116 Nell'utilizzare queste parole non inten<strong>di</strong>amo certamente sostenere che tutti i datori<br />

<strong>di</strong> lavoro delle lavoratrici domestiche si macchino <strong>di</strong> comportamenti tirannici. 117 Tuttavia, anche alla<br />

luce della debolezza intrinseca del settore lavorativo domestico, quanto a protezioni e tutele, ci<br />

sentiamo <strong>di</strong> affermare che episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> sfruttamento siano frequenti, soprattutto quando le lavoratrici<br />

sono prive <strong>di</strong> permesso <strong>di</strong> soggiorno e/o lavorano in nero. 118<br />

Il lavoro domestico <strong>di</strong> cura è certamente un lavoro che prevede un'alta intensità anche in termini<br />

emotivi. Il lavoro incessante e prolungato nel tempo, unito allo sra<strong>di</strong>camento provocato dalla<br />

migrazione e dalla nostalgia per i familiari rimasti in patria compongono si mischiano, generando<br />

forte stress emotivo, ansie e depressioni. E' anche per questa ragione che il lavoro <strong>di</strong> cura in<br />

coabitazione è considerato esclusivamente un impiego <strong>di</strong> passaggio tipico della prima fase del<br />

percorso migratorio (se esso è <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o o lungo termine) o una breve parentesi <strong>di</strong> vita finalizza alla<br />

veloce accumulazione <strong>di</strong> denaro. Nel primo caso, appena raggiunta la regolarizzazione, le migranti<br />

tendono ad abbandonare l'impiego in coabitazione per un impiego a ore presso famiglie o in<br />

imprese <strong>di</strong> pulizie che permette <strong>di</strong> avere una casa propria e e <strong>di</strong> riappropriarsi del tempo libero e<br />

degli spazi relazionali. Un'altra strategia motivata all'accumulo <strong>di</strong> denaro e alla <strong>di</strong>minuzione del<br />

carico <strong>di</strong> lavoro e delle altre pesanti implicazioni dell'esperienza migratoria è inoltre la pratica della<br />

migrazione circolare . 119<br />

Le migrazioni femminili hanno importanti ripercussioni anche sulle relazioni familiari e i ruoli <strong>di</strong><br />

genere, poiché la migrazione rende le famiglie transnazionali, ossia famiglie i cui membri vivono in<br />

due o più stati. Tali situazioni possono prolungarsi nel tempo fino a raggiungere alti livelli <strong>di</strong><br />

staticità; infatti i figli riconoscono il sacrificio delle proprie madri, ma non vogliono raggiungerle in<br />

Italia, perché non intendono mo<strong>di</strong>ficare al ribasso il proprio stile <strong>di</strong> vita, mentre i mariti non<br />

vogliono stravolgere la propria esistenza intraprendendo un percorso migratorio che li porterebbe<br />

inevitabilmente a mettere in <strong>di</strong>scussione i ruoli <strong>di</strong> genere in ambito familiare; <strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficoltoso per queste donne attuare il “ricongiungimento femminile”. 120 Questi rivolgimenti<br />

interni all'ambito familiare sono così profon<strong>di</strong> che spesso accade che, anche nel <strong>di</strong>scorso pubblico,<br />

la donna che emigra, ritenuta responsabile della “famiglia spezzata”, sia <strong>di</strong>pinta come una madre<br />

116 Dal Lago A., Quadrelli E., La città e le ombre. Crimini, criminali, citta<strong>di</strong>ni, p. 177.<br />

117 Un altro elemento da tenere in considerazione nella nostra analisi è l'aspetto strutturale del lavoro <strong>di</strong> cura costituito<br />

dalla sovrapposizione <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavro<br />

118 D'altra parte ci pare necessario proporre una riflessione sul carattere strutturale del lavoro <strong>di</strong> cura il quale si<br />

caratterizza per la sovrapposizione, talvolta completa, tra il tempo <strong>di</strong> vita e il tempo <strong>di</strong> lavoro delle donne in esso<br />

impiegate. Questa sovrapposizione induce i datori <strong>di</strong> lavoro a pretendere dalle donne migranti una <strong>di</strong>sponibilità a<br />

lavorare pressoché continua poiché, dal punto <strong>di</strong> vista del datore <strong>di</strong> lavoro, l'inattività della lavoratrice equivarrebbe<br />

ad uno spreco <strong>di</strong> denaro impiegato per la sua retribuzione.<br />

119 Vianello F. A., La migrazione femminile romena in Italia, in Gambino F., Sacchetto D., Un arcipelago produttivo.<br />

Migranti e impren<strong>di</strong>tori tra Italia e Romania, p. 71.<br />

120 M. T. Bordogna, La famiglia che cambia, in Vicarelli G., Le mani invisibili. La vita e il lavoro delle donne<br />

immigrate, Roma, EDS, 1994.<br />

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