Alma Mater Studiorum â Università di Bologna - Cestim
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una figura centrale, la chiave per la risoluzione della propria malattia. D'altra parte anche il me<strong>di</strong>co<br />
assume la centralità del paziente, considerandolo non come un destinatario passivo della sua azione<br />
<strong>di</strong> cura, ma un attore fondamentale dell'iter <strong>di</strong> guarigione.<br />
Nel considerare il paziente come centrale, il me<strong>di</strong>co si relaziona nei suoi riguar<strong>di</strong> andando oltre al<br />
suo compito <strong>di</strong> cura della patologia. Egli agisce nei confronti del paziente straniero attraverso quelle<br />
che abbiamo chiamato “azioni sanitarie <strong>di</strong>rette e in<strong>di</strong>rette”, le quali hanno lo scopo <strong>di</strong> orientare il<br />
migrante nel complesso sistema dei servizi sanitari accrescendone il livello <strong>di</strong> conoscenza. Per<br />
questo motivo abbiamo definito “ibrido” il rapporto me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Sokos, poiché al suo interno trovano<br />
uguale spazio sia la <strong>di</strong>mensione della cura sanitaria, sia quella relazionale finalizzata al<br />
potenziamento del grado <strong>di</strong> autonomia del soggetto nella gestione della propria salute.<br />
Il nostro lavoro <strong>di</strong> ricerca, tuttavia, ha evidenziato che questa relazione non segue un andamento<br />
lineare ma è <strong>di</strong>sseminata <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> rotture e ricomposizioni. Le rotture nell'interazione me<strong>di</strong>ca<br />
sono generate da una <strong>di</strong>scrasia, talvolta piuttosto accentuata, tra la rappresentazione della malattia<br />
che il paziente straniero propone (illness) e quella che invece stabilisce il me<strong>di</strong>co (<strong>di</strong>sease). I me<strong>di</strong>ci<br />
contestano ai pazienti stranieri un “uso irrazionale della me<strong>di</strong>cina” che si manifesta nella richiesta<br />
eccessiva <strong>di</strong> cure, oppure nell'utilizzo scorretto dei farmaci e in generale delle terapie.Queste rotture<br />
vengono ricomposte grazie alla pratica dell'ascolto (e al tempo ad essa de<strong>di</strong>cato) che il me<strong>di</strong>co<br />
assicura al paziente straniero. Tale pratica rende possibile l'apertura <strong>di</strong> uno spazio narrativo nel<br />
quale il migrante racconta la sua malattia alla luce dell'esperienza migratoria che sta vivendo. Ciò<br />
da una parte facilita il superamento dello stato patologico, dall'altra avvia un processo <strong>di</strong><br />
negoziazione tra me<strong>di</strong>co e paziente altamente in<strong>di</strong>vidualizzato. Durante la negoziazione la malattia<br />
è reinterpretata all'interno della migrazione e solo in essa trova un significato completo. Essa quin<strong>di</strong><br />
viene relazionata al vissuto quoti<strong>di</strong>ano del migrante, alle sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro, alla solitu<strong>di</strong>ne,<br />
alla lontananza e alla nostalgia sofferte. Attraverso questo processo <strong>di</strong> negoziazione si giunge ad<br />
una definizione con<strong>di</strong>visa della genesi della malattia, del suo significato e delle cure necessarie alla<br />
guarigione.<br />
Ciò è reso possibile perché il me<strong>di</strong>co non considera aprioristicamente il migrante come portatore <strong>di</strong><br />
una specificità culturale irriducibile, ma come un in<strong>di</strong>viduo che interpreta, ridefinisce e modella la<br />
cultura <strong>di</strong> apparenza anche in base all'esperienza migratoria. Questo approccio non esclude la<br />
variabile culturale nell'interpretazione della malattia del migrante, piuttosto ne ri<strong>di</strong>mensiona il peso<br />
ponendola su un piano paritetico alle variabili <strong>di</strong> tipo socioeconomico.<br />
Alla luce della considerazioni fin qui espresse conclu<strong>di</strong>amo sostenendo che pensare Sokos come un<br />
servizio sanitario che in quanto tale fornisce ai propri pazienti esclusivamente prestazioni <strong>di</strong> tipo<br />
me<strong>di</strong>co, sia adottare una prospettiva limitante che semplifica eccessivamente le questioni emerse.<br />
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