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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Cestim

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me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>venta essenziale perché concede al migrante il tempo per descrivere la sua malattia non<br />

solo come un evento meramente corporeo e <strong>di</strong> servirsi a questo scopo <strong>di</strong> un lessico che chiama in<br />

causa altre <strong>di</strong>mensioni della sua quoti<strong>di</strong>anità. 332 Il migrante giunge in tal modo a parlare con il<br />

me<strong>di</strong>co anche del suo <strong>di</strong>sagio quoti<strong>di</strong>ano, delle contrad<strong>di</strong>zioni insite nella sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

immigrato ed emigrato e dei travagli che segnano così nel profondo la sua “doppia assenza”, ovvero<br />

il suo esistere solo per <strong>di</strong>fetto nella comunità <strong>di</strong> origine e per eccesso nella società che lo riceve. Il<br />

migrante sente così <strong>di</strong> essere riconosciuto dal me<strong>di</strong>co, che a questo punto per lui raffigura il punto<br />

più aperto della società dove è immigrato, non solo come malato ma anche come un in<strong>di</strong>viduo la cui<br />

biografia è stata fortemente mutata dall'esperienza della migrazione. La malattia <strong>di</strong> conseguenza<br />

cessa <strong>di</strong> apparire come un evento traumatico sconvolgente e <strong>di</strong> essere assolutizzata fino al punto <strong>di</strong><br />

inglobare in se stessa il migrante. Piuttosto la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> malattia <strong>di</strong>viene, se considerata secondo<br />

una rete <strong>di</strong> significati personali, sociali e culturali, la cosiddetta semantic illness network, 333 una<br />

specie <strong>di</strong> incidente <strong>di</strong> percorso accaduto nel corso dell'esperienza migratoria e in quanto tale<br />

risolvibile tramite l'aiuto me<strong>di</strong>co. L'opportunità <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso narrativo permette quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> tenere insieme la componente interpretativa (la comprensione dei significati) e quella esplicativa<br />

(la ricerca delle cause).<br />

Il carattere in<strong>di</strong>viduale della negoziazione tra pazienti stranieri e me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Sokos si denota ancora<br />

più chiaramente da quanto ci racconta questo me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Sokos.<br />

“(...)poi ti <strong>di</strong>rò, non so se faccio bene, ma un po' vado a senso: persona per persona. Quin<strong>di</strong> non ragiono<br />

per schemi precostituiti. Mi baso sulla persona che ho davanti, che mi trasmette determinate sensazioni e<br />

quin<strong>di</strong> automaticamente capisco come posso agire perché magari c'è la persona che ha bisogno che tu<br />

sminuisca imme<strong>di</strong>atamente questo suo <strong>di</strong>sturbo, per essere tranquillizzata con una battuta. Però in ogni<br />

caso <strong>di</strong> fondo tu devi degnare <strong>di</strong> attenzione queste persone perché sono persone che comunque, se si sono<br />

presentate da te, hanno un <strong>di</strong>sagio quin<strong>di</strong> bisogna visitarle per bene, raccogliere l'anamnesi e nella<br />

maggior parte dei casi arrivarci pian piano a ri<strong>di</strong>mensionare il problema.” [S4]<br />

Questa intervista ci mostra che il paziente straniero e il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Sokos sono coinvolti in una<br />

relazione <strong>di</strong> scambio interpretativo. In questa relazione il migrante è certamente considerato come<br />

un in<strong>di</strong>viduo appartenente ad una cultura <strong>di</strong>fferente dalla propria. Come scrive Sayad infatti “<br />

Immigrare è immigrare con la propria storia (...), con le proprie tra<strong>di</strong>zioni, i propri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere,<br />

332 Come in<strong>di</strong>vidua acutamente Sayad il linguaggio me<strong>di</strong>co riproducendo la contrapposizione tra corpo (inferiore) e<br />

mente ( superiore), traduce la verità oggettiva della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> immigrato: egli non è altro che corpo.<br />

L'importanza del corpo si traduce nell'utilizzo <strong>di</strong> quello che viene definito “linguaggio del corpo”, l'unico tipo <strong>di</strong><br />

linguaggio che l'immigrato sembra essere in grado <strong>di</strong> usare. Un linguaggio inferiore quin<strong>di</strong>, che legittima<br />

l'inferiorizzazione dell'immigrato stesso. Sayad A., La doppia assenza, cit pp. 239-285<br />

333Cozzi D., Nigris D., Gesti <strong>di</strong> cura. cit. p. 181<br />

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