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l'alito che gli puzzava di vino. «Forse meriti qualcosa che ti
ricordi la tua stupidità.»
Coraggiosamente sua madre si era fatta avanti per
difenderlo.
«No!» aveva gridato «Vi prego, milord, non fate del male
a mio figlio!»
Il barone si era allontanato da Gunnar con un sorriso che
lasciava intendere che quell'interruzione avrebbe solo
ritardato il loro confronto. «Non sono venuto per fare del
male a nessuno, lady Eleanor. Tutto il contrario. Sono
venuto qui per offrirvi un posto a casa mia… come mia
moglie. Vedete, la mia adorata Margareth è venuta a
mancare proprio ieri mattina per una tremenda disgrazia.»
Il barone aveva sospirato. «Quella stupida creatura senza
speranza si è avvelenata.»
La madre di Gunnar era rimasta senza fiato e si era
portata una mano alla bocca che non riusciva a nasconderne
i singhiozzi. Non era un segreto, infatti, che le due donne
fossero legate da un affetto sincero.
«Dovreste prendere la mia visita come un complimento
Eleanor» aveva continuato d'Bussy. «Nonostante il dolore
che provo, mi interesso a voi e al vostro benessere.»
Eleanor aveva riso amaramente.
«Avrei preferito che aveste pensato al mio benessere
prima di uccidere mio marito…»
«Uccidere? No, milady, vostro marito è morto per un suo
errore. Dovreste biasimare lui, non me. Si è trattato di una
mancanza imperdonabile per un guerriero esperto.»
«Dimenticate barone, che ero presente anche io al torneo
e ho visto con i miei occhi come è caduto mio marito. Non
ha commesso alcun errore, se non quello di fidarsi del
vostro spirito sportivo.»
La voce del barone si era fatta sottile, fatalmente
morbida. «Preoccupatevi di non commettere il suo stesso