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aveva affascinato fin dal primo momento in cui l'aveva
vista. Lo aveva stregato con un semplice bacio, poco prima
del torneo. Lo tentava persino ora che era addormentata.
Gunnar imprecò in silenzio, passandosi una mano tra i
capelli. Doveva ricordarsi il suo scopo, doveva concentrarsi.
Si sarebbe allontanato da lei e da ogni altra distrazione a
cominciare da quella che lo aveva turbato nel momento
stesso in cui l'aveva ricevuta.
Aprì l'astuccio di pelle che teneva legato al balteo e ne
estrasse uno dei due tesori. Il primo era un oggetto che gli
aveva tolto la serenità tanto quanto l'anello che gli aveva
dato Merrick. Ma, mentre l'anello di suo padre era pesante e
freddo, l'altro oggetto era leggero come un sussurro e del
colore del cielo d'estate.
Gunnar si portò quel pezzo di seta al volto. Aveva voglia
di sentirlo sulla pelle, come aveva fatto segretamente ogni
notte dopo il torneo, sentendosi in colpa. Prima che potesse
di nuovo torturarsi con quel piacere, strinse il pezzo di seta
in mano e lo gettò nel fuoco distogliendo lo sguardo mentre
le fiamme lo divoravano.
Mise la pagnotta e il formaggio accanto a Raina insieme
al fiasco di vino, poi andò a sistemarsi sulla parete opposta,
a cui si appoggiò con la schiena. Immediatamente, una
grande stanchezza si impossessò di lui; una stanchezza che
gli pesava sulle spalle e che gli fece abbassare il mento sul
petto, facendolo scivolare nel sonno.
L'incubo iniziò non appena Gunnar chiuse gli occhi.