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Nelle due settimane che seguirono, le proprietà di d'Bussy
subirono numerosi attacchi. I granai del paese furono
bruciati, i carri merci derubati, le fortezze saccheggiate e
molti uomini morirono. L'identità dei banditi era chiara,
poiché ad ogni nuovo attacco arrivava lo stesso messaggio:
per ottenere la pace, il barone avrebbe dovuto accettare la
sfida del loro capo. Ma ogni richiesta restò inattesa.
Ogni giorno, al barone veniva data notizia di una nuova
razzia e lui l'accoglieva con un'insolita passività. Quando i
suoi uomini si erano radunati pronti ad affrontare i banditi
sul campo di battaglia, il barone aveva ordinato loro di non
partire, rifiutandosi di lasciare Norworth. Rifiutandosi di
contrattaccare.
Uno a uno, i nobili che una volta l'avevano sostenuto gli
voltarono le spalle, perché non volevano aiutare un uomo
incapace di aiutare sé stesso. I suoi sogni di gloria e potere
erano diventati ridicoli, persino assurdi.
Il resoconto più recente degli attacchi proveniva da una
tenuta non molto lontana da Norworth. D'Bussy sedeva
muto su una sedia sopra la pedana di fronte alla sala vuota,
che lui utilizzava come corte tra un pasto e l'altro. Nigel era
in piedi davanti a lui, insieme al messaggero proveniente dal
castello vicino.
«Milord, dobbiamo prendere una posizione. Queste
incursioni diventano ogni giorno più frequenti e si stanno
avvicinando a Norworth.» Quando il barone non diede
segno di risposta, Nigel si sporse in avanti appoggiando la
mano sull'elsa della spada. «Dovete solo comandarlo e tutti
i vostri uomini vi seguiranno in battaglia. Dite solo una